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I libri non sono importanti<br />

Jacopo Cirillo, finzionimagazine.it, 4 marzo 2016<br />

I libri non sono importanti. Nonostante questo sembra<br />

che siano diventati oggetti magici, sia nel senso<br />

di Propp che in quello di Zelda (the legend of). Basta<br />

avere un libro vicino per sentirsi più intelligenti<br />

ed è sufficiente aprirne uno per diventarlo. Questa<br />

taumaturgia romanzesca – perché è di narrativa che<br />

stiamo parlando, troppo pochi gli indignati per la<br />

poesia e i saggi – ha oltrepassato la quarta di copertina,<br />

irraggiandosi dappertutto e sfamando la sensibilità<br />

e l’anima di chi i libri li compra e li sfoggia.<br />

I libri non sono importanti. Nonostante questo<br />

i poveri lettori forti, accerchiati dall’ignoranza e<br />

dall’analfabetismo di ritorno, si sono visti costretti<br />

a coniare una categoria a partire da una negazione<br />

e tirargli merda addosso: i non lettori. I non lettori<br />

sono quelli che non leggono romanzi, poveri sprovveduti<br />

che, obliterata qualsiasi plausibile complessità<br />

morale e di pensiero, vengono ridotti a una larva<br />

di disinteresse nei confronti dei libri. Operazione<br />

antiletteraria se ce n’è una, a pensarci, quella di far<br />

confluire la diversità in un imbuto di ignoranza e<br />

anoressia spirituale, ineluttabile maelstrom per chi<br />

non è minimamente interessato a leggere un libro.<br />

Il non lettore è una caricatura nel senso wittgensteiniano<br />

dell’esagerazione di un dettaglio poco rilevante<br />

nella complessità del campione. Sarebbe come se i<br />

miei amici sportivi mi identificassero in quanto non<br />

calciatore e annullassero tutto ciò che di positivo<br />

(nel senso matematico) mi pertiene, come la simpatia,<br />

per esempio, o l’uso esacerbante di termini desueti.<br />

Se un losco messaggero mi avvicina per strada,<br />

mi tira una pallonata in faccia e mi «suggerisce» di<br />

iniziare a dare calci al supertele, io gli rispondo: che<br />

cazzo vuoi.<br />

È vero, i libri non sono giochi di squadra, e nemmeno<br />

lavatrici, per riprendere una similitudine molto<br />

in voga; allo stesso tempo, però, la loro rilevanza<br />

culturale ha assunto dimensioni artificiali, un po’<br />

come il bambino sfigato e scarsissimo che nessuno<br />

vuole scegliere al momento di fare le squadre al<br />

campetto e allora l’educatore della parrocchia prova<br />

a spiegare ai ragazzini che dovrebbero sceglierlo<br />

proprio perché è scarso e dunque, in qualche deviato<br />

senso, speciale. Diciamolo una volta per tutte: i libri<br />

non sono speciali ed escludere il compagno più scarso<br />

dalla vostra squadra è la scelta giusta.<br />

I libri non sono importanti, dicevamo, e nonostante<br />

questo hanno fatto la campagna #ioleggoperché,<br />

dove una legione di volontari si sparpagliava per le<br />

strade cercando di convertire i non lettori, in un<br />

afflato di oscurantismo degno di chi, non troppe<br />

generazioni fa, quegli stessi libri li bruciava allegramente,<br />

insieme al corredo genetico dei gatti neri.<br />

Il problema vero è che la categoria dei non lettori<br />

è diventata una figura del discorso e una linea di<br />

demarcazione: noi di qua e voi di là. E voi contate<br />

talmente poco da (im)meritarvi una definizione<br />

all’incontrario, un’identità costruita a partire dall’elenco<br />

di ciò che non siete e che, giocoforza, dovreste<br />

essere. Dovreste. Essere. Imperativo mascherato<br />

da condizionale presente, fastidioso quasi quanto il<br />

rimbrotto coniugale al condizionale passato: avresti<br />

dovuto, e invece.<br />

Magari può sembrare che stiamo esagerando, ma<br />

in fondo è tutta una questione di contesto. Se ilLibraio.it<br />

mi racconta i dati Istat sulla diffusione dei<br />

libri la suddivisione tra lettori e non lettori diventa<br />

pertinente perché, in questo caso, la formazione di<br />

categorie contingenti avviene all’interno di un sistema<br />

delimitato dalle sue stesse premesse. Ma la<br />

domanda: i lettori sono più felici dei non lettori, per<br />

esempio, cambia completamente il campo da gioco,<br />

travasando la contingenza nella necessità e nell’assolutismo,<br />

e questa (lo dico? lo dico) è una cosa fascista.<br />

O religiosa, decidete voi.<br />

Considerare i libri come oggetti magici che conferiscono<br />

proprietà spirituali a chi li maneggia e pensare<br />

che i libri facciano particolarmente bene alle

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