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Humboldt, l’inventore di tutto<br />
Precursore di moltissime cose – internet, ecologia,<br />
infografiche naturalistiche – viene raccontato in una biografia<br />
di grande successo in America e Inghilterra<br />
Gianluca Didino, rivistastudio.com, 15 marzo 2016<br />
C’è un momento di The Invention of Nature, la biografia<br />
di Alexander von Humboldt scritta da Andrea<br />
Wulf, che racchiude tutto il senso del libro. Siamo<br />
nell’estate del 1802 e Humboldt e i suoi compagni<br />
di viaggio stanno scalando il vulcano Chimborazo,<br />
che all’epoca era ritenuta la montagna più alta<br />
del mondo e che oggi sappiamo essere la più alta<br />
dell’Ecuador. Nonostante la neve impedisca loro di<br />
toccare la sommità, i tre hanno raggiunto la strabiliante<br />
altitudine di 19.413 piedi, poco più di 5.900<br />
metri. Dall’alto di questa vetta, Humboldt guarda<br />
la pianura circostante e capisce qualcosa: «Tutto ciò<br />
che aveva visto negli anni passati ora confluiva. Suo<br />
fratello Wilhelm aveva creduto a lungo che la mente<br />
di Alexander fosse fatta per “connettere le idee<br />
e scoprire le concatenazioni dei fenomeni”». Ora<br />
Humboldt capiva che «la natura è una rete di vita<br />
e una forza globale» e che «tutto è intrecciato come<br />
migliaia di fili». Questa nuova idea di natura, scrive<br />
Wulf, «avrebbe cambiato la maniera in cui le persone<br />
percepivano il mondo».<br />
Alexander von Humboldt era nato nel 1769 a Tegel,<br />
una località lacustre dove oggi si trova l’aeroporto<br />
di Berlino, in un mondo piccolo da molti punti di<br />
vista. Figlio di una illustre famiglia prussiana, Alexander<br />
sarebbe entrato in contatto con gli uomini<br />
più importanti della sua epoca prima ancora di diventare,<br />
per usare le parole di un necrologio compilato<br />
all’epoca della sua morte nel 1859, «l’uomo più<br />
importante dai tempi del Diluvio». Fratello minore<br />
del futuro fondatore dell’Università di Berlino, dal<br />
1794 aveva studiato a Jena dove era diventato amico<br />
di Johann Wolfgang Goethe. Al termine della spedizione<br />
in Sud America, che l’avrebbe reso famoso in<br />
tutto il mondo, aveva conosciuto Thomas Jefferson,<br />
l’autore della dichiarazione d’Indipendenza e allora<br />
presidente degli Stati Uniti. Sempre nel 1804, ma<br />
questa volta a Parigi, aveva stretto legami con Simón<br />
Bolivar, il più importante patriota della storia sudamericana<br />
che nel 1821 avrebbe liberato il Venezuela<br />
dalla dominazione spagnola. Nessuna nascita<br />
altolocata, nel mondo di oggi, permetterebbe un tale<br />
accesso all’élite artistica, scientifica e politica del proprio<br />
tempo.<br />
Andrea Wulf, vincitrice con questo libro del premio<br />
Costa per la miglior biografia dell’anno, ha deciso<br />
di raccontare attraverso la storia di Humboldt qualcosa<br />
di più che la biografia di un illustre scienziato<br />
oggi quasi dimenticato. Nata a New Dehli nel 1971<br />
e da tempo residente a Londra, Wulf si è occupata<br />
anche in passato di indagare le origini delle scienze<br />
europee: in Italia sono stati tradotti, entrambi da<br />
Ponte alle Grazie, La confraternita dei giardinieri e<br />
Il passaggio di Venere, quest’ultimo dedicato alla misurazione<br />
del sistema solare da parte di Edmond<br />
Halley, l’astronomo britannico che ha dato il nome<br />
alla famosa cometa. Ma con The Invention of Nature<br />
Wulf traccia un filo che collega la vicenda culturale<br />
di Humboldt alla nostra epoca, dalle battaglie ecologiste<br />
fino alla nascita di internet.<br />
Che Humboldt fosse un innovatore per il proprio<br />
tempo non ci sono dubbi. Per fare un esempio, nel<br />
1807 aveva pubblicato nel Saggio sulla geografia delle<br />
piante uno stupendo esempio di data visualization