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La rassegna stampa di Oblique | marzo 2016<br />

ci riporta da dove siamo partiti, alla cima innevata<br />

del Chimborazo in Ecuador e allo sguardo dall’alto<br />

che abbraccia il mondo intero e ne afferra le connessioni.<br />

Tra il 1845 e il 1859, l’anno della sua<br />

morte, Humboldt si era dedicato alla scrittura di<br />

Kosmos, il suo capolavoro: un’opera in cinque volumi,<br />

ma potenzialmente infinita, che racconta la<br />

«forza globale» della natura dall’infinitamente piccolo<br />

all’infinitamente grande, dai microorganismi<br />

al sistema solare, mescolando gli hard data scientifici<br />

al racconto personale. Un secolo più tardi a<br />

Berkeley, California, Stewart Brand realizzava<br />

quello che è stato definito da molti l’antenato di<br />

Google: il Whole Earth Catalog, un catalogo di diy<br />

dal quale era possibile ordinare qualsiasi cosa, dagli<br />

strumenti per costruire la propria comune fino<br />

ai manuali sulla teoria dei sistemi. Sulla copertina<br />

dell’edizione del 1968 campeggiava la prima fotografia<br />

della Terra vista dallo spazio: di nuovo quel<br />

senso di totalità, quella volontà di afferrare tutto<br />

con uno unico sguardo. Era l’inizio del percorso<br />

che avrebbe portato alla nascita di internet, e di cui<br />

Humboldt era stato uno degli ispiratori, forse oggi<br />

il più dimenticato.<br />

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