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Le brillanti promesse sono un po’ opache.<br />

Ecco su chi puntare…<br />

Under 40? Tarabbia, Volpi, Santoni e pochi altri<br />

Camillo Langone, «il Giornale», 13 marzo 2016<br />

La recente raffica di morti, Piero Buscaroli, Umberto<br />

Eco, Ida Magli, mi ha prostrato. Non perché<br />

fossero decessi imprevedibili o ingiusti (erano tutti<br />

piuttosto avanti negli anni) ma perché ho subito<br />

compreso che non uno dei tre avrebbe lasciato eredi.<br />

Qui non importa che fossero buoni o cattivi, i maestri<br />

defunti, importa la sensazione di un intero ciclo<br />

della cultura italiana che si conclude senza che ne<br />

cominci un altro.<br />

Sì, sono apocalittiche le presenti mie riflessioni che<br />

si avvalgono di vecchie eppure insuperate categorie<br />

arbasiniane. Secondo l’autore di Fratelli d’Italia la<br />

parabola della carriera letteraria è suddivisa in 3 fasi:<br />

dapprima brillante promessa, poi solito stronzo, infine,<br />

per chi ci arriva, venerato maestro.<br />

Di venerati maestri viventi e scriventi ne esistono ancora<br />

parecchi, e i soliti stronzi, perdonate il lessico,<br />

sembrano abbondare come sempre. Ma le culle della<br />

letteratura, o più in generale del pensiero, sono vuote,<br />

e siccome il tempo vola i ranghi degli intellettuali,<br />

ormai senza rincalzi, si assottiglieranno presto. E i<br />

Meridiani Mondadori dopo aver raschiato il fondo<br />

potranno chiudere senza che nessuno se ne accorga e<br />

se ne lamenti. Ho fatto una ricerchina, e chiaramente<br />

uso il diminutivo per understatement, e insomma<br />

sono andato a verificare quanti e quali fossero gli autori<br />

ventenni e trentenni nel passato. Ho studiato la<br />

produzione editoriale italiana con cadenza decennale<br />

e quindi il 2006, il 1996, il 1986 e via così fino al<br />

1916. Contro ogni regola da scuola di scrittura anticipo<br />

il risultato: c’è da mettersi le mani nei capelli.<br />

Nel ’96, tanto per dire, fra i giovani autori con almeno<br />

un libro di valore alle spalle c’erano Mozzi e Brizzi,<br />

Picca e Culicchia, fra i satirici Maurizio Milani, fra i<br />

poeti Claudio Damiani, fra le donne Silvia Ballestra<br />

e Isabella Santacroce. Mezzo secolo fa, nel ’66, emergevano<br />

proprio Arbasino e proprio Eco, quindi Bevilacqua<br />

e Parise e Pagliarani e Mastronardi, infine,<br />

scusate se è poco, Carmelo Bene e Oriana Fallaci. Un<br />

secolo fa, nella primavera del ’16, la scena era autorevolmente<br />

calcata da ventenni e trentenni quali Papini<br />

e Prezzolini, Gozzano e Govoni, Soffici e Moretti,<br />

Marinetti, Palazzeschi, Longhi…<br />

E oggi le brillanti promesse dove sono? Dove si nascondono?<br />

Anche a considerare trentenni i nati nel<br />

1977, quindi includendo generosamente i trentanovenni<br />

(a 39 anni Leopardi aveva già scritto lo Zibaldone,<br />

L’infinito, A Silvia e La ginestra, ed era morto),<br />

bisogna cercarle col lanternino. Niente paura, sono<br />

qui per questo, solo che prima di accendere fari e<br />

faretti bisogna sapere cosa si cerca. Io innanzitutto<br />

cerco autori di opere letterarie e se ci sono dubbi<br />

perfino sull’aggettivo li risolvo spero definitivamente<br />

con Nicolás Gómez-Dávila: «Appartengono alla<br />

letteratura tutti i libri che si possono leggere due<br />

volte». Un breve aforisma che da solo e senza sforzo<br />

sgombra la scrivania da montagne di gialli e di rosa<br />

e dai pochissimi giovani o semigiovani in classifica<br />

ovvero Chiara Gamberale e l’afroitaliano Antonio<br />

Dikele Distefano che sogna di essere il nuovo Fabio<br />

Volo e magari lo è davvero (ma non bastava quello<br />

vecchio?).<br />

Una frase di Hemingway, da Morte nel pomeriggio,<br />

compie un’altra mezza strage: «Scrivere quando si

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