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FABRIZIO COSTANZO WORK IN PROGRESS 1

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Luoghi, teatri della mente<br />

Luoghi dimenticati, sognati, idealizzati, inventati, mai visti. Intrappolati nella tela dei ricordi.<br />

Luoghi vissuti, riemersi sul filo della memoria.<br />

Luoghi sacri, teatrali, privati. La storia è colma di luoghi, dalla caverna preistorica alla moschea, dai palazzi storici alle<br />

architetture dei giardini, dalle chiese alle piazze barocche, dalle piramidi egizie e maya ai templi occidentali e buddisti,<br />

ai custodi del sonno cinesi.<br />

Luoghi come teorie, manipolazioni della realtà, descrizioni minuziose di prospettive rinascimentali, di spazialità barocche,<br />

di luce impressionista, di frantumazioni cubiste.<br />

Luoghi assoluti, astratti, escheriani.<br />

Luoghi metafisici stranianti, impossibili, di là dal tempo e dallo spazio, visioni surreali dove il sogno incontra la realtà.<br />

Luoghi-silenzio, di opere d’arte, strappate al fare, conservate in statici musei.<br />

Luoghi-evento, teatrali, rituali, spettacolarizzati dall’uomo che recita se stesso mimando il gioco della vita.<br />

Luoghi comuni, piazze, strade. Muri quotidiani fumettati da Haring.<br />

Luoghi-caos pervasi dal dinamismo futurista. Luoghi noti e sconosciuti. Luoghi.<br />

La psicologia topologica (dal greco topos – luogo) ha studiato a fondo il significato del luogo inteso come spazio di relazione.<br />

La teoria gestaltica ha dimostrato che gli individui hanno organizzato il loro intorno secondo precise leggi strutturate,<br />

leggi percettive di similarità, prossimità, continuità, delimitazione. Lewin ha sostenuto la capacità dell’uomo di<br />

muoversi ed agire (da soggetto attivo) nell’ambiente, decidendo liberamente, pur condizionato dai modelli culturali specifici<br />

(le istituzioni). Walter Benjamin ha riportato la nozione di spazio entro i limiti della dialettica uomo-storia, affermando<br />

che, lunghi periodi storici e dinamiche complesse di esistenza delle società hanno influenzato la percezione umana<br />

sensoriale nei diversi territori. All’interno del concetto di configurazione nella teoria gestaltica, Rudolph Arnheim ha<br />

sostenuto che l’aspetto di un oggetto non è mai soltanto determinato dall’immagine che colpisce direttamente il nostro<br />

occhio (vedi la sfera che logicamente completa la forma rotonda parzialmente visibile di fronte). In tale accezione, non<br />

si vive una realtà parziale, ma completa. La forma dell’oggetto, quindi, non sempre coincide con l’effettivo limite di un<br />

corpo fisico. Edward T. Hall, nell’opera La dimensione nascosta, analizzando i vari comportamenti culturali dell’uomo<br />

nel loro complesso e affrontando i modi di usare lo spazio e di attribuirgli un significato, si è addentrato nel campo<br />

dell’arte considerandone l’aspetto percettivo. In particolare, l’autore, ha sottolineato il ruolo della pittura che, pur non<br />

potendo riprodurre direttamente, ad esempio, il profumo di un frutto, può evocare sensazioni simili attraverso segni<br />

rappresentativi opportunamente selezionati.<br />

I pensieri di Rudolph Arnheim e di Edward T. Hall, pur divergenti, sono complementari in un punto e ci permettono di<br />

guardare ancora più dentro il concetto di luogo inteso come sistema relazionale e di conoscenza spazio-temporale.<br />

L’artista, per Hall ha il compito di aiutare il profano a mettere ordine nel proprio universo culturale, a decifrare il fenomeno<br />

visivo, ma lo fa (vedi Arnheim) secondo una suggestione sensoriale che non sempre raffigura l’oggetto, le persone,<br />

e i luoghi in maniera chiara e completa. In taluni casi può semplicemente evocarli o descriverli in parte, citarli, trasfigurarli,<br />

e non per questo, necessariamente, sono conosciuti dall’osservatore in maniera incompleta. Una posizione<br />

estrema è quella di Jackson Pollock, che ha sublimato il concetto fisico del luogo, trasferendolo sulla tela. Questa, definita<br />

luogo degli eventi, si configura come forza attiva e propulsiva, capace di generare sentimenti e passioni in un moto<br />

dinamico irrefrenabile dove l’artista, in preda ad un raptus creativo - e senza nulla di preordinato - sgocciola il colore<br />

secondo l’input del dripping. L’opera d’arte, non più elemento passivo, instaura un rapporto simbiotico con l’artista concentrando<br />

su di essa l’universo delle esperienze esaltanti o frustranti. Ma ci sono altri luoghi, teatri della mente, che<br />

fanno parte unicamente del nostro io, della nostra esperienza di vita, del nostro modo di essere. Sono i luoghi della<br />

memoria, non descritti da teorie o altro, ma dai sensi. I dodici artisti presenti in questa mostra ripercorrono la strada<br />

della loro vita attraverso ricordi di viaggi, profumi, materiali, luoghi familiari, sogni, esperienze, introspezioni. Particelle<br />

insostituibili del meccanismo cosmico, scrutano l’universo, lo analizzano, restituendolo sotto forma d’impulsi linguistici e<br />

strutturali.

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