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FABRIZIO COSTANZO WORK IN PROGRESS 1

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Un catalogo, una vita<br />

Una dialettica tra contenuti e processi<br />

Le azioni progettuali in rete, finalizzate al raggiungimento dell’obiettivo della solidarietà, assumono particolare importanza<br />

in un contesto di esperienze ed emozioni comuni. Nello specifico, la mostra-concorso L’arte del Volontariato di<br />

Villa Niscemi, avvicina i giovani ed i professionisti a questo mondo in maniera costruttiva e spontanea. A tale genere<br />

d’iniziativa, gli artisti del Gruppo Graffiti non sono nuovi: già altre volte hanno dimostrato la loro etica professionale prodigandosi<br />

a favore di chi soffre con la presenza, il lavoro e le donazioni - vedi le ultime mostre di Santa Maria dello<br />

Spasimo (2007) e di Villa Boscogrande (2008) a Palermo.<br />

Il catalogo prodotto nel 2008, egregiamente coordinato dalla giornalista Laura Poma e dal Presidente dell’A.R.I.S. Rocco<br />

Di Lorenzo, ci dà lo spunto per ampliare il discorso, andando oltre il risultato estetico. La pubblicazione, ponendosi<br />

come strumento divulgativo a supporto della mostra, evidenzia una sua valenza simbolica che racchiude vite e opere<br />

degli artisti partecipanti alla manifestazione. Nella disputa con l’altro strumento di comunicazione per eccellenza del<br />

Ventunesimo secolo – internet (e tutto ciò che riguarda la telematica) – ne esce a testa alta. Ancora oggi per noi è essenziale<br />

appartenere ad un oggetto reale attraverso i sensi: ci è indispensabile leggere e sfogliare un catalogo sentendo<br />

e toccando la porosità delle sue pagine, osservare le foto seduti su di una comoda poltrona e sotto la luce rassicurante<br />

di un lume: abbiamo bisogno di memorie, di affetto, della terra sotto i piedi, del senso della vita e della Bellezza.<br />

A quest’ultimo valore universale siamo indissolubilmente legati; oggi però il nostro approccio è profondamente cambiato<br />

rispetto al passato. Siamo incapaci di usufruirne perché di carattere privato ed esclusivo. I greci invece praticavano<br />

la bellezza nella piazza, pubblicamente, vivendola tutti i giorni: Bellezza e Giustizia entravano in simbiosi, la legge morale<br />

e quella estetica coincidevano dando senso e significato alla vita. Oggi la bellezza è eclatante ed esteriorizzante,<br />

produce audience e riscontro economico. Qualche volta sfocia nel cruento (vedi performance scioccanti e oscene) e<br />

deve colpire subito, ad ogni costo…non è meditativa, non crea consensi. Abbiamo frantumato l’essere in tante particelle,<br />

altri microcosmi anarchici: siamo isole. Non riconosciamo più i maestri e i movimenti: non discutiamo. E’ un problema<br />

di comunicazione, adesso libera e multidimensionale, ma nel contempo parossistica e non lineare. Storicamente,<br />

l’arte di fine millennio è caratterizzata dalla voglia d’indipendenza creativa e dall’estrema varietà delle proposte; per<br />

tentare di comprenderla occorre considerare i cambiamenti che si sono verificati all’interno della società e l’interscambio<br />

sempre più intenso di uomini, prodotti e idee, che ha permesso una circolazione della cultura su scala globale: lo<br />

sviluppo impressionante della tecnologia ha aumentato le opportunità a disposizione degli artisti facilitando il nascere<br />

ed il proliferare di tendenze e dinamiche assai diverse tra loro. Il Capitalismo degli anni ’70 ha altresì formato al suo<br />

interno una opposizione, un’aspra lotta politica e ideologica al cui interno il mondo artistico ha risposto in maniera<br />

estremamente variegata, portando avanti il fenomeno delle Neoavanguardie. Gli artisti hanno così evidenziato le contraddizioni<br />

sociali e liberato la creatività personale da ogni condizionamento estetico e culturale: Joseph Kosuth, ad<br />

esempio, ha espresso un nuovo concetto di creatività incentrato sul momento ideativo. Per l’artista l’arte è processo<br />

mentale da ricreare davanti allo spettatore. Conta solo l’idea, non la sua realizzazione. Non è quindi importante l’aspetto<br />

estetico del risultato. Nell’opera Uno e tre cappelli rappresenta in tre modi diversi lo stesso concetto: la fotografia di<br />

un cappello, un cappello vero, e la sua definizione linguistica tratta da un dizionario. Kosuth, in pratica, indica l’inutilità<br />

dell’oggetto (non esiste alcun motivo per rappresentarlo) e nega alla radice qualsiasi forma di opera d’arte. Molti artisti,<br />

in questo periodo, si sono schierati contro lo sfruttamento commerciale del loro lavoro proponendo un’arte volutamente<br />

invendibile, senza mercato. Cristo e Richard Long, aderenti alla Land Art, hanno agito direttamente sul territorio, segnando<br />

il paesaggio con realizzazioni talmente colossali da non poter essere esposte in nessuna galleria. Gilbert &<br />

George hanno considerato il loro corpo come un’opera d’arte vivente, sostituendo all’oggetto-contenuto, il concettoprocesso:<br />

nelle performance e negli happening gli artisti creano direttamente davanti al pubblico facendolo partecipare<br />

alle loro azioni. Nell’ultimo trentennio del XX secolo il significato di arte si è ampliato a dismisura coinvolgendo la musica,<br />

il teatro, la danza e il video o impiegando materiali non artistici. Per Joseph Beuys l’arte è trasformazione, trasmissione<br />

di energia vitale che spettacolarizza esibendosi dal vivo. Egli rifiuta i consueti strumenti artistici preferendo impiegare<br />

oggetti e materiali prelevati dalla realtà quotidiana che assembla in maniera sconcertante e provocatoria. In Pianoforte<br />

a coda, usa un pianoforte senza gambe, alcuni frammenti di un violino distrutto dall’artista, il suo cappello e le<br />

fotografie che documentano le fasi dell’evento.

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