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IL GERME DELLA VITA E’ QUI<br />
Da un’ intervista di Marilisa Giammona<br />
Tele One – Palermo, 19 novembre 2015<br />
A Palazzo Montalbo, Nei Luoghi della Storia, Fabrizio Costanzo presenta Le atmosfere incantate del suono e del colore<br />
come sinonimo di Weltshaaung, ricreazione artistica, rigenerazione psico-fisica da cui le forme prendono vita.<br />
Due sono le tematiche affrontate in questo luogo magico.<br />
La prima, è riconducibile al limen della Porta di Ishtar che stabilisce la condizione ambivalente del mondo. Fuori la<br />
guerra e la corruzione, quelle che nel Medioevo avremmo definito “Gli effetti del cattivo governo” di martiniana memoria,<br />
un mondo infelice e dimenticato che “non semina e non coglie” e in cui vige l’inerzia. Dentro, il benessere, la coerenza<br />
e la convivenza tra i popoli, un mondo dove gli esili alberi - filiformi e verticalizzati - giocano con le geometrie<br />
pure e con le dune di luce. Terra felice, frame di un mito-racconto che s’inserisce nel cerchio magico della vita e che<br />
dialoga con le delicate cromie della natura. In questo mondo incantato, su cui si staglia un cielo blu oltremare, profondo<br />
e rassicurante, regnano l’ordine e l’armonia e l’uomo sarà il grande presente-assente. La luna, forma-simbolo di<br />
estrema purezza, da sola o in compagnia, vigilerà sugli eventi, rassicurando e dando coraggio, accompagnando la<br />
notte fino alle prime luci dell’alba.<br />
L’altro aspetto peculiare della produzione di Fabrizio Costanzo, presentato nella mostra di Palazzo Montalbo, riguarda<br />
le tre grafiti acquerellate tratte da Pescatori di reperti, una grande opera in dieci pannelli dedicata ai Beni archeologici<br />
e prodotta a quattro mani con Francesco Pintaudi; un omaggio chiaro ed esplicito al luogo e al pregio storico-artistico<br />
che esso rappresenta. L’accezione, nel caso specifico, è l’azione ludica che ne consegue, la sdrammatizzazione della<br />
memoria che qui diventa frivola, leggera, disinvolta. Un segno-forma di pesci “divertiti” che dialoga “impertinente” con<br />
la linea certosina dei reperti del passato, rendendo “vivi” questi ultimi. Un richiamo, hic et nunc, al linguaggio dell’arte<br />
contemporanea che non vuole essere irriverente nei confronti della storia ma piuttosto tende a dipanarne il tempo vetusto<br />
in pillole leggere di simpatica ironia.