FABRIZIO COSTANZO WORK IN PROGRESS 1

QUEL MONDO GIOCHERELLONE E BEFFARDO
THAT PLAYFUL AND DERISORY WORLD
Davvero Fabrizio Costanzo è autore di opere che il critico
d’arte Albano Rossi chiama “miracoli figurativi”? O forse
l’immagine “nitida e stagliante” descritta da Francesco
Scrima appartiene a quella “scatola simbolica” a cui fa
riferimento Matilde Trapassi?
Più d’uno ha scritto sull’opera di Fabrizio Costanzo, ed
ognuno vi ha scoperto, letto, “sentito” qualcosa. Chi, come
Dora Avella, delle forti geometrie e un dialogo costante
fra orizzontalità e verticalità; chi, come Giuseppe
Messina, vi ha visto pulsare “borghi onirici”; chi, invece, e
siamo a Lucio Baldi, non ha esitato a rintracciare nel
segno di Costanzo elementi di un verso, tali da renderlo
“poeta dell’immagine”. C’è forse da stupirsi di questa
polifonia di osservazioni, di questo “incanto” che coglie
l’osservatore, il quale, davanti alle opere di Costanzo,
non resiste alla tentazione di cercare le parole appropriate,
quelle sintesi, quei simboli che riescano a descriverlo,
a comprenderlo, a contenerlo? Probabilmente aveva
ragione Enzo Patti che, in un modo che a qualcuno apparve
provocatorio, nel 1989, presentò una personale di
Costanzo utilizzando un labirinto di segni, tracce di una
lingua mesopotamica inintelligibile a chi vi cerca sensi e
significati codificati: non una parola, solo un’emozione,
un segno fatto di segni. Eppure, lo sforzo compiuto da
quanti della pittura di Fabrizio Costanzo si sono occupati
in questi anni ha il pregio di consegnarci, oggi, una possibile
chiave di lettura, un filo conduttore, una traccia del
discorso. Intanto, che i visitatori facciano tesoro di questo
timido consiglio: dietro la pittura di Costanzo, ma anche
accanto, di lato, e forse ad anticiparlo, c’è Costanzo stesso,
nato un singolare giorno, il 1° Gennaio 1961, quando
ancora il suo destino di pittore era inimmaginabile. Nelle
sue minute geometrie si legge, sia la figura dell’architetto,
lo studioso attento di tecniche di rappresentazione
che, a proprio piacimento, sa usare e manipolare gli strumenti,
sia quella dell’artista che, attraverso la visione
storica dei borghi medioevali, ci presenta il suo mondo
“giocherellone e beffardo”.
Poi c’è la figura di Fabrizio Costanzo insegnante, che
spiega Storia dell’arte, che guida al disegno, che educa
al gusto estetico ed alla sua ricchezza.
Is Fabrizio Costanzo really the author of works that the
art critic Albano Rossi calls “figurative miracles”? Or maybe
does the “clear and silhouetted” image described by
Francesco Scrima belongs to that “symbolic box” to which
Matilde Trapassi refers?
More than one has written about Fabrizio Costanzo’s
work and each of them has found out, read, “felt” something
in it; some, like Dora Avella, have founded hard
geometries and a constant dialogue between horizontality
and verticality; some, like Giuseppe Messina, have seen
“dreamlike villages” beating; others, instead, like Lucio
Baldi, have not hesitated to found in Costanzo’s trace
elements of a verse as to make him “poet of the image”.
Shall we maybe have to wonder at this polyphony of observations,
this “spell” that captures the observer who, in
front of Costanzo’s works, does not resist the temptation
to look for the appropriate words, those syntheses, those
symbols that can describe, understand and contain it?
Perhaps Enzo Patti was right, when, in a way that
seemed provocative to someone in 1989, presented a
Costanzo’s personal exhibition using a maze of signs,
traces of an incomprehensible mesopotamic language for
those who are looking for sense and codified meanings:
no words, only an emotion, a sign made of signs. However,
the effort made by those who have been interested in
Fabrizio Costanzo’s painting in these years is worth delivering
us, today, a reasonable interpretation, a guiding
thread, a trace of speech. In the meantime, let visitors
prize this shy advice highly: behind Costanzo’s painting,
but also beside, near, and maybe ready to anticipate it,
there is Costanzo himself, born on an extraordinary day,
on January 1st 1961, when his career as painter was not
yet imaginable. In his small geometries we can read both
the figure of the architect - the careful scholar of technical
representations who can use and handle as he likes, the
instruments - and that of the artist who, through the historical
vision of medieval villages, shows us his “playful and
derisory” world.
Then, there is the figure of Fabrizio Costanzo as teacher
who explains History of art, who guides to drawing and
trains to beautiful and its richness.