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FABRIZIO COSTANZO WORK IN PROGRESS 1

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Tre autori, tre generazioni, tre modi di porsi nell’ambito artistico e di forgiare<br />

la materia eletta: il ferro.<br />

COL FERRO<br />

Nicola Busacca<br />

Giusto Sucato<br />

Totò Vitrano<br />

Occasioni di dialogo con gli artisti<br />

Col ferro, Nicola Busacca, il più giovane, ma con una preparazione<br />

accademica alle spalle, sintetizza i modelli che la natura offre individuando<br />

l’elemento specifico su cui concentra la sua attenzione, esaltando<br />

forma e contenuti, configurando composizioni all’interno di spazi ben<br />

definiti, misurati: una visione chiara e cristallina, perfettamente consapevole<br />

dei limiti e delle potenzialità della materia, esaltante per altri versi,<br />

un percorso artistico depurato da tutte le sostanze inquinanti della realtà,<br />

da quelle contaminazioni che spesso legano alla mimesi della natura.<br />

La purezza formale ricercata non trascura però gli aspetti estetici, psicologici<br />

e sentimentali della materia che, nel farsi opera, sintetizza i processi<br />

di nascita, crescita e stabilizzazione: è allora che solitamente Busacca<br />

buca l’elemento per carpirne la sostanza e pervenire all’assoluto<br />

impalpabile, come nel caso del trittico Aria. L’oculatezza del processo<br />

ideativo e la capacità di discernimento degli elementi inoltre, si contestualizzano<br />

e si amalgamano in una assoluta identità espressiva, ritrovando<br />

l’assioma ben definito in un insieme linguistico puro e coerente,<br />

che riassume e definisce l’iter procedurale.<br />

Col ferro, Giusto Sucato, “madrenatura”, plasma i suoi oggetti reali o<br />

surreali, entrando in simbiosi con i prodotti della terra che cerca, trova e<br />

colloca nel suo iter creativo. La sua è una continua battaglia contro l’inutilità<br />

oggettuale. I segni che l’uomo lascia nei luoghi sono quelli della<br />

memoria, paradigma della storia: simbolici, solari, arcani…sono tracce<br />

indelebili del suo cammino - del passato che ci ha lasciato - e che Sucato,<br />

oggi, raccoglie e manipola con una gestualità senza confini. Nella<br />

sua produzione ogni cosa è descritta ma impensabile, lecita ma dissacrante:<br />

i libri-oggetto, le sedie-omaggio, le scritture con chiodi, i pannelli<br />

polimaterici…tutto si identifica nella sua tabula visionaria…I materiali<br />

usati e riciclati (ferro, legno, cuoio, gesso, canne, carta, chiodi, garze ed<br />

altro) hanno pari dignità, appartenendo ad un universo contaminato in<br />

cui la povertà e la preziosità degli elementi non sono fattori discriminanti<br />

all’interno del processo creativo.<br />

Col ferro, Totò Vitrano, oculato e ironico, realizza strutture leggere che<br />

libera nello spazio sfidando le leggi di gravità. La lamiera è come un<br />

foglio di carta, una morbida stoffa merlettata pronta per essere disegnata<br />

o ricamata, tarlata nell’anima e nella mente, apparentemente debole<br />

fisicamente ma forte nell’anima e nella psiche. Ben nota è l’ironia nel<br />

trattare i temi delle sue opere: penso, ad esempio, a quelle piantine naturali<br />

da innaffiare amorevolmente, bisognose d’affetto e, in generale, a<br />

tutta la sua vasta produzione di natura vegetale e animale. E’ lo spirito<br />

libero che prevale sulle leggi del creato, la vita che supera la morte, il

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