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FABRIZIO COSTANZO WORK IN PROGRESS 1

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Blu? Il mare come non lo avete mai visto<br />

Vogliamo ipotizzare il mare nel futuro?<br />

Se davvero crediamo in esso come risorsa, valore etico e principio estetico occorre modificare cultura, stile di vita e politica.<br />

Il mare, con una superficie più che doppia rispetto alle terre emerse (trecentodieci milioni di chilometri quadrati –<br />

otto volte quella della luna!), è un vero e proprio mondo nascosto da esplorare, in cui la vegetazione acquatica e la fauna<br />

marina - pesci, poriferi, conchiglie, coralli, alghe ed altro – generano caleidoscopici giochi di colore nelle infinite forme<br />

naturali. Peccato che ad una tale bellezza estetica non corrisponda un altrettanto stato di salute degli ecosistemi acquatici<br />

mondiali che peggiora di giorno in giorno. Il loro benessere ed il loro equilibrio dipendono oggi da un concreto cambiamento<br />

culturale basato sul concetto di sostenibilità il quale, pur non compromettendo la possibilità delle future generazioni<br />

di perdurare nello sviluppo, preserva la qualità e la quantità del patrimonio e delle riserve naturali esauribili. Il dibattito<br />

sulla globalizzazione ha evidenziato, tra i tanti aspetti, le problematiche legate all’ambiente e ad ogni tipo d’inquinamento,<br />

frutto di modelli di sviluppo, produzione e consumo affermatisi nei Paesi occidentali e da qui esportati altrove. La concentrazione<br />

di gas serra - la cui massiccia presenza sta portando ad un aumento della temperatura – ha alterato in maniera<br />

determinante la composizione dell’atmosfera terrestre provocando una serie di cambiamenti climatici. Questi hanno<br />

influito direttamente sugli ecosistemi, modificandone sensibilmente le strategie di sopravvivenza degli organismi, ampliandone<br />

o riducendone la biodiversità propria di una determinata nicchia ecologica. Scioglimento dei ghiacciai, innalzamento<br />

del livello medio degli oceani, desertificazione, tropicalizzazione sono alcune delle conseguenze che portano al<br />

surriscaldamento della terra. I cambiamenti degli ecosistemi, a loro volta, sono causa di alluvioni, frane, inondazioni,<br />

trombe d’aria, cicloni, che possono provocare danni alle colture, agli animali, alle infrastrutture, etc. E’ vero, le previsioni<br />

sono catastrofiche, ma non troppo lontane dalla realtà visto che alcuni fenomeni si stanno già verificando con intensità<br />

sempre maggiore.<br />

Il Protocollo di Kyoto del 1997, individuando il malessere della terra, ha cercato di porre un freno alla crescita smisurata<br />

di quei gas - come l'anidride carbonica o il metano - che l’uomo emette continuamente nell'atmosfera attraverso un consumo<br />

smodato di combustibili fossili. Sono state 184 le nazioni che hanno firmato quel Protocollo - non senza ripensamenti<br />

politici e problemi diplomatici – con l'impegno improrogabile di ridurre le emissioni entro il 2012. In questa prima<br />

fase, gli obblighi dovevano riguardare solo i Paesi industrializzati, con un complesso sistema di pesi e misure. Ad oggi, la<br />

situazione climatica è peggiorata ed il trattato internazionale appare ancora cagionevole. Il cammino da percorrere per il<br />

raggiungimento di un accordo vincolante tra le nazioni è lungo e tortuoso, considerato il dato sconfortante che nessuno<br />

dei Paesi, Italia inclusa, ha mantenuto la promessa di ridurre le emissioni.<br />

Fabrizio Costanzo / Blu? Il mare come non lo avete mai visto – Addaura Hotel – Palermo, luglio 2010 - Presentazione mostra

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