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Luoghi<br />
“Ciò che è noto, non è per ciò stesso, conosciuto”<br />
Hegel - Scienza della logica<br />
“Quale che sia il loro nome, i luoghi hanno molti nomi. Tanti, quante sono le<br />
emozioni.<br />
Ci sono giorni felici, sospesi, in cui si offrono - tela perfetta - per una narrazione<br />
sorprendente della nostra anima. Mai indifferenti.<br />
Stazionano più spesso in un luminoso ed intermittente oblio: gioco della<br />
mente, che mantiene viva la sensazione che c’è sempre qualcosa d’altro,<br />
che non avevamo visto, qualcosa che emergerà, all’improvviso. Per sorprenderci.<br />
Nell’istante in cui cerchiamo di fermarli - in un’immagine pittorica, scultorea,<br />
in un verso - sappiamo già che in essi quel qualcosa non riusciremo né vorremo<br />
svelarlo. Per mantenerlo vivo…<br />
I luoghi sono lì, mappa oggettiva nel mondo, ma sono tanto più nel nostro<br />
altrove, rigenerati nella memoria, vividi nella nostra personale geografia.<br />
Saturi di vita, sono voragini temporali, in cui, strato dopo strato, si depositano<br />
storie gloriose ed infami: talune piccolissime, simili ad un quieto borbottio,<br />
altre un lamentarsi, flebile e monotono. Altre ancora sono urlo, rombo di<br />
guerra, boato spettrale. Ogni attimo nascono luoghi nei luoghi, una creazione<br />
spontanea ed inarrestabile.<br />
Nell’accentrare e decentrare sguardi e slanci, generano un movimento, un<br />
battito sonoro, il cui andamento sincopato ci narra il nostro essere contemporanei,<br />
la nostra memoria del mondo, la nostra responsabilità.<br />
Cercatori instancabili, fabbricanti di luoghi, ci muoviamo dentro di essi quasi<br />
avessimo una riserva di vita infinita, perché ad ogni passo, epoche e stagioni<br />
- passate e future - si muovono con noi. Perciò è necessario dimenticarli,<br />
ogni tanto, renderli leggeri, affini alla nostra curiosità, alla nostra natura incostante.<br />
E perché non diventino sinistramente commestibili occorre sottrarli<br />
e restituirli all’oblio, senza mai perderne la Memoria”. (Elina Chianetta - I<br />
luoghi dell’oblio, 2007).<br />
Fabrizio Costanzo ha viaggiato in Europa, Asia, Africa. Ha conosciuto popoli<br />
diversi, religioni diverse, linguaggi artistici diversi.<br />
Ha visitato luoghi-memoria, realtà quotidiane, miracoli della natura. Ha visto,<br />
sentito, toccato, odorato l’altro, per capire umori e rumori della gente.<br />
Ha trasformato luoghi fisici in tracce-pensiero…