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Modulo piramidale, verticalismo compositivo,<br />
dimensione simbolica<br />
Nel quadro, le particolari applicazioni del modulo piramidale,<br />
del verticalismo compositivo, del bilanciamento di<br />
forme e della ricerca cromatica, trasformano il significato<br />
degli elementi ben riconoscibili nella nostra esperienza<br />
quotidiana (elementi naturali quali l’albero, la montagna,<br />
l’acqua, il sole, la luna, le stelle, la terra etc…e quelli<br />
artefatti quali la casa, la strada, l’ingresso etc.) determinando<br />
una sorta di dimensione simbolica dell’io, non<br />
spiegabile e non raggiungibile in quanto esistente solo<br />
nella sua essenza fluttuante. In tal senso il processo di<br />
identificazione elemento-significato, appartenendo soltanto<br />
all’artista, esula dai normali canali di comunicazione<br />
e procede al di sopra della comune percezione sensoriale….<br />
Fabrizio Costanzo / De Ciclo Vitae, 1996 – I quaderni de La Sinopia<br />
Sulla rappresentazione<br />
Nella configurazione rappresentativa e progettuale<br />
dell’immagine il braccio traccia le prime linee e l’opera<br />
d’arte prende forma. In quell’istante l’idea si materializza<br />
rendendo visibile un processo fino a quel punto considerato<br />
invisibile. L’idea, non è un atto puro e autonomo: si<br />
presenta inerente al pensiero… e il pensiero è costruzione.<br />
Nasce così una dicotomia tra questi due termini facilmente<br />
risolvibile considerando l’idea come una particolare<br />
costruzione, vera e propria progettazione mentale che<br />
si materializza tramite un’ispirazione di tipo noumenico:<br />
non esiste un assoluto che governa le regole così come<br />
non esiste un assoluto che governa le emozioni: ogni<br />
regola deve controllare un’emozione e viceversa...poi<br />
entra in campo il gioco come finzione (struttura ed essenza<br />
dell’arte stessa) e la rappresentazione si complica...<br />
verso assi portanti. Tale assetto autorizzerebbe a considerare<br />
l’opera nella sua essenza compositiva e progettuale,<br />
un esercizio da svolgere tecnicamente (e correttamente)<br />
dove le linee, le texture e i colori avvalorerebbero<br />
un loro peso visivo. Gli studi sulla teoria Gestaltica<br />
(psicologia della forma), compiuti in Germania nei primi<br />
anni del Novecento, perseguirono il concetto cardine che<br />
ognuno di noi percepisce i segni attraverso un assetto<br />
unitario della forma. Il gioco, l’esperienza e la memoria,<br />
utilizzando la teoria basilare della pregnanza della forma,<br />
ci inducono peraltro a trasformare i segni in immagini già<br />
note. Ancora una tesi (quella di Jackson Pollock in The<br />
Tradition of the new - 1959) considera l’atto stesso del<br />
dipingere il modo di essere e di manifestare il mondo<br />
interiore dell’artista. Nel caso specifico, il quadro non<br />
viene considerato come supporto tecnico (e di cultura)<br />
ma luogo dell’evento, topos dove si coagulano le differenti<br />
e complesse fasi fenomenologiche che stanno alla base<br />
del meccanismo infinito di scelte di cui l’arte ha bisogno…<br />
un filo rosso congiunge l’arte all’io e alla materia, alla<br />
realtà e all’astrazione. Le tesi, apparentemente controverse<br />
(o distanti) confermano la natura equivoca dell’opera<br />
d’arte che, se per un verso risponde a dettami di rappresentazione<br />
tecnico-strutturale, dall’altra mostra di essere<br />
specchio degli eventi quotidiani, memoria e futuro del<br />
nostro io, segno e metafora, spirito, pensiero e intuizione,<br />
speranza e tragedia, spiegazione dell’inspiegabile, dolce<br />
mistero di vita.<br />
Fabrizio Costanzo / De Ciclo Vitae, 1996 – I quaderni de La Sinopia<br />
Fabrizio Costanzo / De Ciclo Vitae, 1996 – I quaderni de La Sinopia<br />
Sulla percezione visiva<br />
Studi autorevoli sulla percezione visiva sostengono l’ipotesi<br />
di un’idea strutturale che verificherebbe il senso d’armonia<br />
nell’opera d’arte, configurando quest’ultima attra-