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LA PAROLA DI DIO EI "TESTIMONI DI GEOVA" - CRISTIANI ...

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medesima espressione col presente indicativo in altri passi biblici del tutto analoghi, come Gv 8:24,28 ed anche 13:19 e18:5.In questo brano, Gesù non sta parlando ad Abramo né sta narrando di un episodio del passato, e neppure sta istruendo lagente con una parabola: egli piuttosto delinea un contrasto concettuale fra la vita normale di Abramo, del qualemenziona la nascita fisica, e la sua persona speciale, immutabile ed eterna (cfr. Eb 13:8). Conferma di ciò viene data dalfatto che, dopo la sua dichiarazione, i Giudei volevano lapidario, evidentemente perché, ancora una volta, Gesù avevabestemmiato e si era fatto Dio (cfr. Le 24: l 0,23). Il nome "Io sono", infatti, è il Nome di Dio nell'Antico Testamento,che la traduzione greca dei Settanta rende con il presente egò eimì in brani come De 32:39 e Is 41:4, oppure conl'analogo participio presente con funzione durati va o òn in passi come Es 3:14.• "Tommaso gli rispose e disse: «Signor mio e Dio mio/;>" (Gv 20:28).La TNM è sostanzialmente conforme: ciò è alquanto significativo se si considera che davanti al nome di Dio (grecoTheòs) troviamo un articolo determinativo: per la loro teologia, ciò significa che si sta parlando del "vero Dio", che inquesto caso è Gesù Cristo!Oltre a questi rilievi, possiamo notare come Gesù venga ancora una volta adorato come Dio senza che vi sia da partesua alcuna reazione negativa: in tal modo, egli approva il comportamento di Tommaso e conferma implicitamente la suanatura divina. L'apostolo Tommaso, dal canto suo, era un Giudeo rigidamente monoteista, per il quale Javè eraassolutamente l'unico Dio da adorare e qualsiasi altro dio era solo un idolo falso e muto ... se non avesse davvero avutola natura divina, Gesù non avrebbe mai potuto essere riconosciuto come Dio da un Giudeo osservante, visto chel'Antico Testamento afferma con chiarezza che non vi è altro Dio all'infuori di Javè (cfr es. Is 37:16,20; 44:6-8; 45:21-33).• " •.. il Cristo secondo la carne, il quale è sopra tutte le cose Dio, benedetto in eterno .•• " (Ro 9:5).La TNM traduce: " ... Cristo secondo la carne: Dio, che è al di sopra di tutti [sia] benedetto per sempre". Questatraduzione, però, presenta vari problemi:a) innanzitutto il contesto parla di Cristo, per cui sarebbe inspiegabile una pausa a favore di Dio Padre, che viene citatosolo al successivo v. 6;b) la punteggiatura non esisteva ai tempi del greco biblico, per cui è errato fondare una traduzione sulla posizione dellevirgole e dei punti, come fanno qui i tdg, invece di basarsi sulle regole della grammatica e sull'ordine delle parole;c) nel greco troviamo o Christòs ... o on epì pànton Theòs, dove l'inciso o on, che contiene il pronome relativo on, nonpuò riferirsi al sostantivo Theòs che lo segue ma solo a Christòs che lo precede, come accade in altri passi come 2Co11:31.• " ... il quale, essendo informa di Dio, non reputò rapina l'essere uguale a Dio, ma annichilì Sé stesso ... " (Fl2:6).La TNM traduce: "il quale, benché esistesse nella forma di Dio, non prese in considerazione una rapina, cioè chedovesse essere uguale a Dio". Si tratta, a ben vedere, di una traduzione che non regge alla luce del testo originale: nelgreco, infatti, non vi è alcuna espressione o regola grammaticale e sintattica che consenta di giustificare l'inciso "cioèche dovesse essere", aggiunto della TNM. Stavolta, peraltro, la "Torre di Guardia" non pone neppure in parentesiquadre quest'interpolazione, come i tdg fanno in altre occasioni per segnalare un inciso non presente nell'originale.L'assenza dell'espressione aggiunta dalla TNM fa ben comprendere che il senso del passo è esattamente l'inverso diquello che vorrebbero far credere i tdg. Gesù, infatti, possedeva la morphè di Dio, cioè la sua forma intrinseca, la suanatura e la sua essenza. Per confermare ciò, al v. 7 c'è scritto che Gesù prese la morphè di servo: Egli era "uguale" aDio (greco: ìson) per natura ma non volle trattenere per sé questa realtà meravigliosa e scelse piuttosto di abbassarsi e diannullarsi per noi uomini peccatori.Un'altra traduzione errata della TNM è "benché esistesse" invece di "essendo". Il greco porta qui upàrchon, chesignifica "rimanere, continuare ad essere" e conferma che Gesù, nella sua vita terrena, continuò ad essere Dio nella suaessenza, pur manifestandosi nell'esteriore come gli uomini in ogni cosa (v. 7, 8).• "Poiché in Lui abita corporalmente tutta la pienezza della deità ... " (Cl2:9).La TNM traduce: " ... della qualità divina", ma anche qui mostra poco rispetto per il testo originale: viene confuso(intenzionalmente?) il termine greco qui adoperato, che è theotès, ovvero un sostantivo con valore primario che indicala natura divina, con l 'altro sostantivo aggettivabile greco (thèiotes) che renderebbe possibile la loro traduzione inquanto indica la qualità divina. In realtà, questo passo della Parola di Dio afferma esattamente il contrario di ciò chevorrebbero i tdg, e cioè che nella persona fisica (greco: somatikòs) di Gesù dimorò per 33 anni tutta la pienezza (greco:pan to plèroma) della natura divina. Il fatto che questa meravigliosa realtà spirituale sfugga alla comprensione razionaledelle nostre piccole menti, non legittima nessuno a stravolgere la Parola di Dio a proprio piacimento.• " ..• l'apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo ..• " (Tt 2: 13).La TNM traduce: " ... del grande Dio e del nostro Salvatore Gesù Cristo", ma si tratta anche qui di una traduzioneerrata, perché non osserva le regole della grammatica greca e tende (volutamente?) a distinguere le due persone di DioPadre e di Dio Figlio, dicendo che quest'ultimo sarebbe soltanto il Salvatore. In realtà per il greco, quando lacongiunzione semplice kài collega o unisce due sostantivi aventi lo stesso caso, se l'articolo precede il primo sostantivo

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