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L’apprendimento è un processo individuale e solitario. In uno studio fatto<br />

su un campione di scuole negli USA, (National Assessment of Educational<br />

Progress), è stato rilevato che gran parte degli studenti spendono<br />

molte ore di lavoro da soli nel loro banco a completare esercizi<br />

e a fissare le nozioni apprese. La “London Times survey of English<br />

school children” [Resta, 1996] ha dichiarato che quasi tutti gli studenti<br />

rifiutano queste attività scolastiche che vivono come esperienze<br />

traumatiche e ritualisticamente solitarie. Soprattutto, vorrebbero<br />

un lavoro che permetta loro di pensare. Vorrebbero progettare e realizzare<br />

cose, sperimentare e impegnarsi in prima persona ad osservare.<br />

Lo studio riporta che comunque vi sono stati dei piccoli cambiamenti<br />

nei programmi scolastici che hanno risposto in parte alle attese<br />

degli studenti, ma ancora non sono sufficienti [Resta, 1996].<br />

L’apprendimento è facilitato frammentando i contenuti educativi in<br />

piccole unità isolate. Il sistema di insegnamento è più orientato alla<br />

pachettizzazione delle unità di conoscenza che ad un approccio olistico<br />

d’insieme alla conoscenza. Bruer [1993] osserva che le tecnologie<br />

di istruzione di massa sono capaci di “rompere” le unità di conoscenza<br />

e le macro abilità in migliaia di pezzettini standardizzati, i<br />

pezzi decontestualizzati sono insegnati e esaminati uno alla volta.<br />

Neil Postman nel suo libro, Teaching as a Subversive Activity [1969],<br />

dichiara che i nostri sistemi istruttivi “spaccano” le conoscenze in<br />

piccole unità, trasformando implacabilmente il tutto in parti isolate,<br />

ad esempio la storia viene divisa in tanti piccoli eventi senza ripristinare<br />

la continuità [Postman N., 1969]. Ovviamente dall’osservazione<br />

di Postman deriva un corollario: il tutto non è il risultato della soma<br />

di tutte le microunità.<br />

L’apprendimento è un processo lineare. Frequentemente, i libri scolastici<br />

o i percorsi progettati dagli insegnanti sono formati da noiosissime<br />

sequenze standardizzate di unità istruzionali. Spesso nei testi di<br />

matematica un problema viene presentato con un’unica soluzione e<br />

quasi mai vengono proposti dei problemi che possono avere più soluzioni.<br />

Guarda caso, i problemi, che si presentano nella vita quotidiana,<br />

raramente hanno solo una soluzione e un unico percorso di<br />

soluzione.<br />

L’apprendimento è basato sul deficit dello studente. Il sistema si impegna<br />

a identificare le carenze e debolezze degli studenti. In sistemi come<br />

questi basati sull’osservazione delle carenze, gli studenti sono categorizzati<br />

e classificati come “in difficoltà” o “non idonei”. L’impatto<br />

del modello centrato sul deficit si traduce in programmi educativi<br />

compensativi “compensatory education”. Come esplicitato dal<br />

termine, “compensatory education” è progettata per compensare o<br />

per rimediare l’apprendimento che alcuni studenti, in particolare<br />

quelli svantaggiati, non riescono realizzare. ma che il curriculum e la<br />

struttura della scuola assumono come comune per tutti gli allievi.<br />

Bruer, nel suo libro Schools for Thought [1993], osserva che la maggior<br />

parte della ricerca si è concentra sulle carenze dei bambini svantaggiati.<br />

Poche ricerche, invece, sono state effettuate a partire dai punti di<br />

forza. Nelle ricerche effettuate, le carenze riscontrate sono spesso carenze<br />

addebitabili sia all’organizzazione scolastica sia ai contenuti (i<br />

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