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criteri, le procedure codificate, le regole ed i contratti che diverse pratiche<br />

rendono espliciti per una varietà di scopi» così come le relazioni<br />

implicite, le convenzioni tacite, i sottili indizi, le regole non dette, le<br />

intuizioni riconoscibili, le specifiche percezioni, la sensibilità, la comprensione,<br />

le assunzioni tacite, le visioni del mondo condivise [Wenger,<br />

1998]. Le pratiche tutoriali sono perciò da interpretarsi in termini<br />

di storie di apprendimento condivise nell’ambito di specifiche comunità<br />

[Wenger, 1998] che derivano da forme di mutue implicazioni,<br />

modalità di comprensione e sintonizzazione, produzione e sviluppo di<br />

repertori, stili e discorsi condivisi e comuni).<br />

Il complesso intersecarsi delle prospettive costruttivista, contestualista<br />

e culturalista ha prodotto - in particolare nel Nord America ma anche<br />

in altre aree culturali (come ad esempio in Italia, con le Scuole di Reggio<br />

Emilia, la cui originale impostazione pedagogia è diffusamente riconoscita<br />

come espressione esemplare di un approccio di marca costruttivista<br />

e culturalista) - un singolare temperie da cui sono scaturite<br />

interessanti formalizzazioni e modellizzazioni di esperienze educative<br />

e di itinerari didattici [Santoianni F., Striano M., 2003].<br />

Tra le esperienze ed i modelli maggiormente esemplificativi si possono<br />

senz’altro indicare quelli che vedono i contesti di formazione come<br />

“contesti sociali di apprendimento” [Weinstain, 1991] o come comunità<br />

di apprendimento [Brown, 1994; Campione 1990], di comunità<br />

di pratica [Lave, 1988; Lave Wenger, 1991; Mandl Gruber, Renkel,<br />

1997] di comunità di ricerca [Lipman, 1991].<br />

In questi contesti, il processo di apprendimento/insegnamento è, infatti,<br />

inteso sia come una realtà culturalmente situata e distribuita attraverso<br />

la concreta interazione con artefatti, strumento e sistemi simbolici<br />

presenti in un determinato contesto di formazione, sia come un<br />

percorso condiviso e socialmente costruito attraverso :<br />

a) la progressiva partecipazione – secondo procedure di “apprendistato”<br />

che consentono di avvicinarsi in modo legittimo e insieme periferico<br />

[Lave e Wenger, 1991] a determinati campi del sapere e della<br />

conoscenza;<br />

b) l’incontro, l’interazione intersoggettiva ed il confronto di più prospettive<br />

e punti di vista, di diverse e differenti modalità cognitive.<br />

Si possono così disegnare itinerari di apprendistato cognitivo, apprendimento<br />

cooperativo, insegnamento reciproco [Palinscar, Brown<br />

1984] che vendono i soggetti in formazione partecipare attivamente,<br />

attraverso la progressiva appropriazione mediata di funzioni e processi<br />

cognitivi e di strutturazione ed alla co-gestione di esperienze educative<br />

in cui si viene ad apprendere insieme - operando attivamente, confrontandosi,<br />

cooperando, aiutando gli altri e facendosi aiutare dagli altri<br />

- in una pluralità di ambienti formativi [Santoianni F., Striano M.,<br />

2003].<br />

Gli apprendimenti, le cognizioni e le conoscenze si determinano pertanto,<br />

come realtà “co-costruita”, in cui giocano un ruolo essenziale i<br />

processi di negoziazione, di “conflitto socio-cognitivo”, di argomentazione<br />

che vengono a determinarsi nell’ambito di specifici contesti<br />

[Doise, Mugny, Perret-Clermont, 1975]. Tali processi e contesti sono<br />

intesi, pertanto, come parte costituente del “bene” apprenditivo e co-<br />

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