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critico del cognitivismo tradizionalmente inteso [Santoianni F., Striano<br />
M., 2003].<br />
Mentre, infatti il cognitivismo tendeva a indagare la mente dall’interno<br />
a partire dai singoli processi cognitivi e dalle rappresentazioni mentali<br />
prodotte sul piano individuale, la nuova prospettiva, definibile che<br />
possiamo definire post cognitivista, la indaga dall’esterno, tenendo<br />
conto dei contesti spazio-temporali- sociali e culturali che le danno forma<br />
[Graf, Carstensen, Weinert, Shweder, 1996].<br />
Il nuovo paradigma sostiene che i processi di apprendimento si realizzano<br />
in gran parte attraverso una progressiva e una graduale partecipazione<br />
legittimata a specifici contesti socio-apprenditivi [Lave, Wenger,<br />
1991]. L’ascolto, l’osservazione, l’assimilazione di strutture cognitive<br />
e di sistemi simbolici sono perciò dispositivi essenziali per mezzo<br />
dei quali il soggetto si rende partecipe di peculiari dimensioni sociali<br />
e culturali e tale partecipazione ha una importantissima funzione<br />
formativa (non necessariamente intenzionale) [Santoianni F., Striano<br />
M., 2003]. La costruzione delle strutture di conoscenza dell’individuo<br />
si determinano attraverso un complesso intreccio di processi di apprendimento<br />
consapevoli, espliciti, intenzionalmente mediati ed processi<br />
taciti e impliciti (che producono conoscenze tacite ed esplicite).<br />
Quindi l’apprendimento non si configura più come un evento cognitivo<br />
isolato che si realizza nella mente di un soggetto, ma piuttosto come<br />
un’esperienza in un dato contesto che si crea in relazione a contesti,<br />
linguaggi, sistemi simbolici, artefatti culturali, intenzioni sociali.<br />
Il termine “esperienza” è qui inteso come “azione”, attività, prassi<br />
operativa e situata in un contesto, e messa in atto da uno o più soggetti<br />
partecipanti a diverso titolo a tale attività.<br />
Per tale motivo il processo di apprendimento si colloca sempre nell’ambito<br />
di specifiche configurazioni socio culturali in cui viene acquisito,<br />
negoziato, valutato, riconosciuto, reiterato come patrimonio comune<br />
da conservare e trasmettere.<br />
Ciò richiede di considerare l’apprendimento come processo situato<br />
nell’ambito di una peculiare dimensione culturale che gli conferisce le<br />
coordinate ermeneutiche e modalità di selezione ed organizzazione<br />
degli stimoli e delle conoscenze. In questa prospettiva, si rende necessario<br />
il riferimento ad una geografia culturale che sostiene e da forma<br />
alle esperienze e alle azioni e senza la quale non ci sarebbe possibilità<br />
di apprendere [Santoianni F., Striano M., 2003]. L’apprendimento si<br />
configura come attività di negoziazione tra diversi e differenti significati<br />
che si realizza attraverso processi complementari di partecipazione<br />
ad una pluralità di esperienze e di reficazione delle stesse [Wenger,<br />
1998].<br />
Si tratta inoltre di un’attività che si produce nell’ambito di una varietà<br />
e pluralità di pratiche socio-culturalmente determinate (svolgere un<br />
qualsiasi tipo di attività professionale). La pratica, infatti, è un “fare”<br />
necessariamente situato in un contesto storico e sociale ed è tale contesto<br />
a conferire struttura e significato a quanto realizzato; in questi<br />
termini essa si configura come “pratica sociale” implicante dimensioni,<br />
insieme tacite e implicite, ma anche esplicite e consapevoli come «il<br />
linguaggio, gli strumenti, i documenti, le immagini, i ruoli definiti, i<br />
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