Le diaspore africane tra due continenti Indagine sulle ... - CeSPI
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intergovernativi che hanno come oggetto i professionisti africani all’estero e iniziative di <strong>tra</strong>sferimento di<br />
conoscenze. Tra questi, i principali sono UNDP TOKTEN, UNESCO Chairs Program, IOM MIDA –<br />
Migration for Development in Africa, UNESCO ANSTI – African Network of Scientific and Technological<br />
Institutions e UNECA/OAU Centres of Excellence. Non si <strong>tra</strong>tta di programmi di ritorni assistiti, quanto<br />
formule di consulenza e <strong>tra</strong>sferimento di esperienze e conoscenze per periodi temporanei, per cui sarebbe<br />
più appropriato parlare di circolazione di esperti. Numerosi casi riguardano la creazione di network <strong>tra</strong> centri<br />
di eccellenza scientifici e universitari. Per esempio il programma di UNDP Transfer of Knowledge Through<br />
Expatriate Nationals (TOKTEN) ha mobilitato – dalla sua nascita nel 1977 – circa 5000 profili di<br />
professionisti africani espatriati mentre il programma ANSTI ha distribuito circa 1000 borse di studio.<br />
Circa la possibilità di contributo allo sviluppo economico del paese d’origine da parte della diaspora<br />
indichiamo innanzitutto il ruolo delle rimesse, come <strong>tra</strong>sferimenti di denaro che possono avere sia<br />
natura familiare/individuale, collettiva e imprenditoriale (Goldring, 2003). Non soffermandoci sul<br />
ruolo e l'effetto delle rimesse individuali sull’economia (generale e locale) dei paesi di<br />
provenienza 31 , sottolineiamo invece come l’azione e l'intervento della diaspora, at<strong>tra</strong>verso<br />
associazioni/collettività di migranti 32 , può dare avvio a iniziative filantropiche e produttive, come é<br />
avvenuto nel caso delle Home Town Associations, HTAs messicane, che evolvendo in sistemi<br />
formalizzati e strutturati 33 , hanno prodotto esiti ed effetti ben oltre la sfera economica. <strong>Le</strong> iniziative<br />
collettive della diaspora possono infatti innescare importanti processi di sviluppo economico e<br />
sociale 34 , sostenendo per esempio investimenti comunitari come costruzione di infrastrutture,<br />
miglioramento di condizioni di vita dei destinatari, realizzazione di progetti di solidarietà,<br />
realizzazione di iniziative di stampo produttivo infrastrutturali (vd. Sivini a proposito della Valle<br />
del Senegal). Il portato delle <strong>tra</strong>sformazioni dipende sia dall’entità delle rimesse che dalla<br />
consistenza delle relazioni comunitarie (Sivini, 2000, p. 69). La dimensione collettiva delle azioni<br />
dei migranti ha perciò un maggiore impatto sull’economia locale e regionale d’origine rispetto alla<br />
dimensione (e alle azioni) individuali 35 . In questa prospettiva, risulta importante comprendere il<br />
legame <strong>tra</strong> associazioni della diaspora e comunità d’origine, e ruolo e riconoscimento che venga<br />
loro attribuito (soprattutto in termini di status e prestigio sociale), alla luce del fatto che azioni e<br />
iniziative della diaspora possono perpetuare o modificare (in modo diretto o meno) alcune strutture<br />
e sistemi <strong>tra</strong>dizionali del paese d’origine (Quiminal, 1991), fino a generare nuove istituzioni a<br />
31 Gli effetti economici delle rimesse individuali nei paesi di origine includono sia aspetti positivi (contenimento del<br />
debito pubblico e dei tassi di disoccupazione, <strong>tra</strong>sferimento di denaro diretto che contribuisce alla riduzione della<br />
popolazione che vive sotto la soglia di povertà) e negativi (rischio di dipendenza e lassismo <strong>tra</strong> le famiglie riceventi,<br />
scarso utilizzo per investimenti strutturali, aumento di disuguaglianza nella distribuzione del reddito a livello delle<br />
comunità e delle regioni). (Gallina, 2006; De Zwager et al. 2005; Ratha., 2006; Goldring, 2006; Rapoport, H. e F.<br />
Docquie, 2003; Mazzali et. al. 2002).<br />
Un interessante studio del ruolo delle rimesse nel paese d'origine é sottolineato da Sivini che analizza l’emigrazione<br />
nella Valle del fiume Senegal (Sivini 2000: 109).<br />
32 Ciò può riguardare gruppi formali o informali, più probabilmente familiari, che si attivano per la realizzazione di<br />
progetti o per prestare aiuto a situazione critiche estemporanee. Di fronte ad interventi più sporadici e destinati a<br />
fronteggiare emergenze locali, l’informalità e la mancanza di una chiara identità del gruppo di migranti tende a<br />
determinare anche una minore portata dell’impatto nel paese d’origine.<br />
33 A partire dagli anni 1990 iniziative delle associazioni di migranti si sono <strong>tra</strong>sformate in programmi che rien<strong>tra</strong>no<br />
sotto il nome di “matching fund programs”, come nel caso del programma “tres por uno – 3x1” creato da associazioni<br />
di migranti messicani negli Stati Uniti provenienti dallo stato di Zacatecas. Tale iniziativa prevede che per ogni dollaro<br />
donato dai migranti, altri partner pubblici o privati replicano, quindi moltiplicando, la donazione.<br />
34 Inoltre, un elemento cen<strong>tra</strong>le nel valutare il ruolo e l’effetto innovatore delle iniziative dei migranti riguarda<br />
l’eventualità di diventare agenti di mutamento sociale nel paese d’origine. Ciò è in parte riconducibile ad <strong>tra</strong>sferimento<br />
dell’esperienza collettiva (per esempio <strong>tra</strong>mite l’associazione etnica, l’associazione di categoria, il sindacato etc.)<br />
maturata nel paese di destinazione e alla capacità di dare avvio a forme di mobilitazione collettiva con ricadute nel<br />
paese d’origine.<br />
35 Dimos<strong>tra</strong>ndo come l’associazionismo e la collettività immigrata si riveli il principale e preferibile attore e partner di<br />
co-sviluppo (PANOS 1993; Lanly 2001). de Haas (2006) distingue alcune possibili forme di coinvolgimento dei<br />
migranti/associazioni nelle politiche di co-sviluppo, per esempio come “esperti” o “consulenti” per agenzie di sviluppo.<br />
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