Le diaspore africane tra due continenti Indagine sulle ... - CeSPI
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5. RIFLESSIONI CONCLUSIVE E SPUNTI PER L’AZIONE<br />
L’indagine conoscitiva <strong>sulle</strong> percezioni e gli orientamenti delle élite <strong>africane</strong> in Italia rispetto ai<br />
temi dello sviluppo e della partecipazione organizzata alla vita sociale, economica, politica e<br />
culturale dei paesi di provenienza e di destinazione ha consentito di evidenziare alcune<br />
caratteristiche salienti e alcune dinamiche in atto, qui presentate in sintesi.<br />
Il sentimento di appartenenza ai contesti di provenienza risulta piuttosto vivo per tutti o quasi gli<br />
intervistati, nonostante se ne possano delineare diverse declinazioni a seconda della specificità di<br />
ciascun percorso migratorio e delle contingenze politiche e sociali presenti nei luoghi di origine. A<br />
fronte di un diffuso sentimento di appartenenza africana e di identificazione con uno o più località o<br />
paesi di provenienza, si rilevano particolarità e articolazioni specifiche quando, ad esempio,<br />
l’abbandono del paese d’origine è motivato da ragioni politiche (esuli e rifugiati fuggiti a causa di<br />
oppressioni o violenze), oppure quando, <strong>tra</strong>scorsi molti anni in Italia e avendo maturato un forte<br />
radicamento nel territorio, il sentimento di appartenenza si sdoppia <strong>tra</strong> il paese d’origine e il paese<br />
di residenza.<br />
Molto spesso, la visione di una possibilità di cambiamento e di sviluppo nel proprio paese d’origine<br />
dipende, ovviamente, dalla situazione contingente (politica, economica e sociale) in cui ciascuna<br />
nazione si trova. Laddove esista un sistema politico instabile, se non illiberale o dittatoriale,<br />
risultano impraticabili – o se non altro fortemente limitate – le prospettive di <strong>tra</strong>sformazione e di<br />
sviluppo economico e democratico a sostegno della società civile. Dove, invece, i governi dei paesi<br />
di partenza mos<strong>tra</strong>no interesse, considerazione e – in alcuni casi – in<strong>tra</strong>prendono iniziative concrete<br />
nei confronti della diaspora, i cittadini espatriati appaiono sì più motivati e “connessi” con i propri<br />
contesti di origine, ma ancora piuttosto cauti e guardinghi verso tali aperture.<br />
Nell’uno e nell’altro caso, comunque, emerge una dinamica di forte appropriazione del discorso<br />
democratico: le <strong>diaspore</strong> <strong>africane</strong> trovano un minimo comune denominatore nel sostenere azioni per<br />
processi di democratizzazione e di acquisizione dei diritti fondamentali, non unicamente nel paese<br />
di provenienza ma anche in quello di destinazione. Un altro elemento condiviso è la visione<br />
umanista dello sviluppo, inteso in senso ampio, comprensivo e multidimensionale, a cui si affianca<br />
in molti casi una critica alla politica estera e di cooperazione italiana e, più in generale, dei paesi<br />
occidentali, tacciati di un atteggiamento schizofrenico, ondeggiante <strong>tra</strong> l’essere “piromani e<br />
pompieri”, e che continua a creare squilibri e disuguaglianze che poi verranno riparati ex post da<br />
azioni di cosiddetto aiuto. Se oggi sembra emergere una richiesta di collaborazione, fino a adesso<br />
frus<strong>tra</strong>ta, da parte delle istituzioni pubbliche italiane nei confronti di iniziative della diaspora, più<br />
vicina e attenta viene considerata la cooperazione decen<strong>tra</strong>ta, anche per il più spiccato collegamento<br />
sia con le associazioni di migranti sul territorio italiano, sia con le comunità locali nei paesi di<br />
provenienza.<br />
Ne risulta un quadro di insieme nel quale la diaspora africana in Italia, pur operando at<strong>tra</strong>verso<br />
diverse attività a carattere <strong>tra</strong>nsnazionale e realizzando anche qualche azione di cooperazione e di<br />
co-sviluppo, risulta ben lunghi dall’esercitare un ruolo propulsivo, efficace e riconosciuto verso il<br />
Continente africano. Oltre ad evidenziare le variegate difficoltà nei confronti dei governi, delle<br />
istituzioni e della società degli stati di appartenenza, un tema ricorrente nei colloqui con gli Africani<br />
riguardava la necessità di una più decisa integrazione in Italia, quale presupposto imprescindibile<br />
per un pieno impegno e una reale capacitazione verso l’ambito dello sviluppo. Preliminare ad una<br />
assunzione di responsabilità per lo sviluppo dei paesi d’origine da parte della diaspora appare, non<br />
solo il bisogno di raggiungere innanzitutto una sicurezza economica e giuridica, una stabilità sociale<br />
e una piena accettazione da parte del nostro Paese, ma anche l’esigenza di un vero riconoscimento,<br />
sia in quanto soggetto degno di considerazione sociale e di rispetto da parte dei mass media e<br />
dell’opinione pubblica italiana, sia in quanto attore collettivo destinatario di un’attenzione mirata,<br />
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