28.05.2013 Views

Le diaspore africane tra due continenti Indagine sulle ... - CeSPI

Le diaspore africane tra due continenti Indagine sulle ... - CeSPI

Le diaspore africane tra due continenti Indagine sulle ... - CeSPI

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

Direttamente e indirettamente correlato allo sviluppo del paese d'origine, l'élite africana – più<br />

strettamente intesa come intellettuali africani – risulta una delle componenti e uno degli strumenti<br />

con poter veicolare e influenzare una conoscenza dei propri paesi d’origine all'estero e un canale<br />

con cui <strong>tra</strong>sferire capitali (culturale, sociale, umano, oltre che economico-finanziario), conoscenze e<br />

competenze in patria. Possiamo in questa prospettiva fare riferimento al ruolo della produzione<br />

artistica 42 e letteraria della diaspora, sia per quel che concerne le modalità e i linguaggi espressivi e<br />

comunicativi che per i contenuti. Senza adden<strong>tra</strong>rci in questioni di critica letteraria, possiamo<br />

<strong>tra</strong>cciare il percorso della cultura ex<strong>tra</strong>-comunitaria prodotta in Italia che inizialmente si é<br />

manifestata at<strong>tra</strong>verso <strong>tra</strong>duzioni di romanzi e poesie prodotti nelle lingue dell'eredità coloniale per<br />

poi andare a cimentarsi con la lingua italiana, anche definita “narrativa nascente” 43 .<br />

Oltre a ciò il ruolo dell'élite e della diaspora africana si misura anche il relazione alla circolazione di<br />

informazioni provenienti e destinate all'Africa. Come emerge da un'intervista a Babacar Fall,<br />

direttore di Panapress, organo di stampa africano,<br />

“questi intellettuali che fanno parte della diaspora (...) li chiamerei i soldati avanzati del continente nel<br />

mondo. L'Africa attualmente per il suo sviluppo ha bisogno di circa 50.000 esperti post laurea. Al tempo<br />

stesso, si nota che ce ne sono oltre 50.000 all'estero che lavorano nelle università, nelle grandi imprese e<br />

nelle piccole e medie imprese (...). Dunque essi sono innanzitutto i primi ambasciatori del continente”<br />

(Yao Assouman et. al. 2005: p. 204).<br />

Come sostiene anche l'ambasciatore della Costa d'Avorio in Italia, Gabka Zady, “uno dei ruoli<br />

s<strong>tra</strong>tegici della diaspora sarà proprio quello di elaborare un discorso di comunicazione<br />

internazionale”. Quindi un elemento da sottolineare nel ruolo dell'élite africana riguarda il suo<br />

essere bi-univocamente ponte e connettore <strong>tra</strong> paesi, fil<strong>tra</strong>ndo non solo informazioni e conoscenza<br />

verso il paese d'origine, ma anche fungendo da portavoce e rappresentante delle istanze <strong>africane</strong><br />

investments. In a panel extension with 83 countries and 4 periods of 5 years, we confirm the existence of business<br />

network externalities. The elasticity of the capital growth rate to the stock of skilled emigrants is between 2 and 3<br />

percent (p. 35). (…) We find evidence of important network externalities. Our analysis confirms that business networks<br />

are mostly driven by skilled migration. The elasticity of the FDI-funded capital growth rate to skilled migration is<br />

between 2 and 3 percent. Hence, the size of the diaspora matters. The recent literature on the brain drain reveals the<br />

human capital response to skilled migration is likely to be positive in large countries characterized by low rates of<br />

migration. This paper brings an additional channel through which large countries may benefit from skilled migration:<br />

having a large educated diaspora abroad stimulates physical capital accumulation. On the other hand, small countries<br />

are less likely to benefit from skilled migration. Finally, we show that diaspora externalities are stronger in countries<br />

where corruption is not too high and not too low” (2006: p. 2).<br />

42 Dal punto di vista della produzione musicale, se nel passato musicisti italiani hanno attivato collaborazioni con<br />

musicisti immigrati, oggi stanno emergendo formazioni e musicisti che propongono in modo autonomo e meticcio la<br />

propria cultura musicale d'origine, come testimoniato dalla realtà musicale e creativa di Torino (Liperi, 2000). In<br />

termini artistici, invece, le geografie della diaspora culturale africana non necessariamente seguono le rotte dei paesi<br />

colonizzatori – dove invece altre destinazioni come gli Stati Uniti sono preferite. In Italia, scarsa é la conoscenza e<br />

ancor più la produzione artistica africana, in parte per la difficoltà a misurarsi con i colleghi italiani e in parte per i<br />

pregiudizi che la riguardano, “per molto tempo, l'arte contemporanea africana é stata considerata da alcuni come una<br />

versione bastardizzata dell'arte <strong>tra</strong>dizionale, da altri é stata considerata come figlia illegittima del modernismo europeo”<br />

(Nkiru Nzegwu, 1998). Tuttavia, citiamo i maggiori artisti africani oggi presenti in Italia quali l'anglo-etiope Theo<br />

Eshetu, il nubiano Fathi Hassan, le sud<strong>africane</strong> Rosmary Shakinovsky e Claire Gavronsky, il congolese Panga Wa<br />

Panga e il camerunese George Zogo.<br />

43 Il fenomeno é seguito prevalentemente da piccole case editoriali, ma crescente é l'attenzione da parte di editori<br />

maggiori e di una più ampia opinione pubblica – come at<strong>tra</strong>verso le fiere del Libro o premi e rassegne dedicate<br />

(Vanzan, 2000). Citiamo alcuni casi editoriali come Immigrato, del tunisino Salah Metani e Io venditore di elefanti, del<br />

senegalese Pap Khouma, che <strong>tra</strong>ttano delle difficoltà dell'essere immigrato; Lontani da Mogadiscio, di Shirin Fazel<br />

Ramanzanali, raccolte come Griot Fuler di Dadina e N'Diaye oppure raccolte collettive di poesie come Memorie in<br />

valigia o Destini sospesi di volti in cammino. C'è chi parla di sdoppiamento nell'interscambio di letterature, di origine e<br />

di destinazione, c'e' chi – come il poeta iraniano Bijan Zarmandili, parafrasando Hughes – parla del rischio di cadere in<br />

una cultura del piagnisteo, in cui la nostalgia e l'esperienza migratoria si attestano su racconti di autocommiserazione.<br />

Contenuti e modalità linguistiche e semantiche seguono invero un percorso evolutivo che non può <strong>tra</strong>scendere dal<br />

fenomeno migratorio in sè. Un confronto interessante può proprio provenire dalla produzione letteraria dell'emigrazione<br />

italiana, che ancora una volta si presta ad un raffronto diacronico rispetto al caso italiano.<br />

13

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!