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Le diaspore africane tra due continenti Indagine sulle ... - CeSPI

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cominciato a ribellarsi agli interessi europei è stato considerato un cannibale e mandato in esilio. Se io<br />

torno sponsorizzato da America o Inghilterra forse mi danno retta, ma altrimenti… (FG RM).<br />

Sono molto scettico sui proclami dell’Unione Africana, non credo a una repentina metamorfosi dei capi<br />

di stato, che nel loro paese guardano con grande grande diffidenza alla diaspora, spesso perché non sono<br />

regimi veramente democratici e quindi la diaspora è portatrice di una potenzialità critica perché ha visto<br />

funzionamenti più democratici, e poi si pone come potenzialmente competitiva rispetto alla élite locale,<br />

in paesi dove la politica è diventato l’unico accesso alla ricchezza…Questi politici hanno <strong>due</strong><br />

atteggiamenti: o la ricerca della cooptazione nel consumo della torta, anche at<strong>tra</strong>verso conoscenze<br />

personali interne alla stessa generazione di 40-50 anni, sono paesi dove non c’è una borghesia vera, non<br />

c’è il capitalismo per cui la politica è l’unico luogo dove si mangia. Oppure se sei portatore di un<br />

progetto diverso e alternativo a certe logiche vai a confliggere. Tanti “rinnovatori” sono dovuti andare<br />

via, Emanuel Dongalà è in esilio negli Usa, Mudingbe stesso è dovuto scappare (Int. 13 RM).<br />

Da queste testimonianze non sembrano esservi ancora spazi di collaborazione maturi e consolidati<br />

<strong>tra</strong> la diaspora e i paesi di origine, ma semmai incompatibilità di vedute e alti rischi di conflitto,<br />

oppure la possibilità di ritorni o di azioni a distanza “addomesticati” da contro offerte di potere e<br />

prestigio individuale.<br />

Tuttavia, rispetto solo a qualche anno fa, l’attenzione dei governi verso i propri gruppi di cittadini<br />

all’estero sembra decisamente cresciuta, se pur ancora con<strong>tra</strong>ssegnata da forte diffidenza verso la<br />

mobilità (in uscita come in en<strong>tra</strong>ta) e decisamente interessata a beneficiare delle risorse finanziarie,<br />

delle iniziative economiche e in alcuni casi delle competenze dei migranti, piuttosto che del loro<br />

protagonismo sociale, politico e culturale. Tale attenzione si sta esplicitando in diversi modi:<br />

dichiarazioni e appelli, più o meno retorici, a rinsaldare i legami col paese e sostenere la causa<br />

nazionale, politiche di at<strong>tra</strong>zione delle rimesse e degli investimenti privati, sostegno alle iniziative<br />

di lotta alla povertà avviate dai gruppi espatriati nei contesti locali, corteggiamento degli emigrati<br />

elettori (per quei Paesi che riconoscono ai propri cittadini il diritto di voto all’estero), creazione di<br />

istituzioni, quali ministeri, dipartimenti e agenzie ad hoc, con il compito di alimentare le relazioni<br />

con i gruppi all’estero e di avviare progetti insieme alla diaspora 55 . I rapporti con queste istituzioni<br />

sono ancora per la gran parte segnati da difficoltà, diffidenze e scarsa operatività, tuttavia almeno da<br />

un punto di vista simbolico e politico, per quei paesi che le hanno realizzate, segnano una nuova<br />

apertura di credito e di interesse verso le diaspora, come è stato esplicitato da alcuni degli<br />

intervistati. Dove esistano, i Ministeri degli africani all’estero sono visti abbastanza positivamente,<br />

se non altro per il riconoscimento pubblico e formale che viene attribuito alla comunità immigrata e<br />

all’importanza che essa ricopre per il paese, ma anche le facilitazioni amminis<strong>tra</strong>tive e fiscali a<br />

favore del rientro dei capitali e degli imprenditori vengono, generalmente, accolte positivamente:<br />

In Mali c’è tutto un ministero, in Senegal c’è il ministero dei senegalesi all’estero, della diaspora, anche<br />

in Congo…Il Camerun non ha creato un ministero apposta ma ha scelto imprenditori…e oggi notiamo<br />

una nuova apertura da parte dei politici, dei ministeri, davvero una predisposizione positiva dei<br />

funzionari…e se se chiedi dei documenti (per avviare imprese etc..) te li danno subito’. (Int. 10 MI).<br />

Vi sono anche casi in cui alcuni soggetti della diaspora attivi, visibili, esposti e riconosciuti<br />

(at<strong>tra</strong>verso un ruolo pubblico – siano essi rappresentanti di associazioni o professionisti nel loro<br />

campo) hanno rapporti – se non altro di conoscenza − con le istituzioni del paese d’origine e con le<br />

persone che vi lavorano. In più rari casi si segnalano iniziative ad ampio raggio e con una forte<br />

mobilitazione di relazioni istituzionali e politiche: come per uno degli intervistati: ‘Oggi sono<br />

tornato su un vecchio progetto che ho in mente dal 1997, che consiste nel creare una banca etica<br />

della diaspora. Oggi dopo 10 anni e più, il progetto è meglio definito,) ed è già stato presentato alle<br />

autorità diplomatiche in Italia di alcuni paesi africani (Mali, Senegal, Burkina Faso, Costa d’Avorio,<br />

Camerun e Congo), alle comunità <strong>africane</strong> in Italia e, in Africa, soprattutto ad istituti economici,<br />

come ad esempio la confederazione delle società immobiliari dell’Africa occidentale, ad alcuni<br />

55 In particolare si <strong>tra</strong>tta, al momento, di paesi quali Ghana, Senegal, Capoverde, Mali, Nigeria e Repubblica<br />

Democratica del Congo. Per una prima analisi delle politiche degli stati africani verso le loro <strong>diaspore</strong> si rimanda alla<br />

ricerca <strong>sulle</strong> politiche migratorie in Africa nell’ambito dello stesso progetto di ricerca Cespi-Sid.<br />

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