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Cronica di Taverna - Dalla colonia Greca alla Città Medievale

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Guidava qsto esercito Ungaro Ottone il Giovane figlio dell’Imperatore Ottone, che per<br />

decrepitezza l’avea fatto socio nell’Imperio; ed avendo qsto Ottone il Giovane<br />

cacciato Niceforo, e’ riposto Giovanni il figliolo nell’Imperio <strong>di</strong> Oriente, e’ presa la<br />

sorella Teofania per moglie, avendola Giovanni XIII Papa nel tempo dello<br />

Sponsalizio in Laterano sposata cδ Ottone il Giovane, ed incoronata Imperatrice<br />

d’Occidente, per la <strong>di</strong> Cui solennità fece la Chiesa <strong>di</strong> Capua Metropolitana; nδ<br />

volendo che li Greci d’Italia affezzionati cδ la loro Nazione, potessero farli qualche<br />

rivolta in favore dell’Imperatore <strong>di</strong> Oriente, che per tanti secoli li avea governati, ed<br />

era un nemico potente, e’ vicino, deliberò abbatterli <strong>di</strong> tal maniera, che nδ potessero<br />

più esser Capaci <strong>di</strong> alzare il Capo, framischiandovi cδ loro molte famiglie Latine,<br />

conforme cδ molte famiglie Gote aveano quej Re pratticato; anzi gli Longobar<strong>di</strong> oltre<br />

delle famiglie <strong>di</strong> loro nazione, vi aveano introdotto alcune leggi, e’ costituz. ni<br />

Longombar<strong>di</strong>che framischiate cδ le Greche, acciò col tempo il Governo Greco in quelle<br />

parti potesse estinguersi, ó almeno variarsi; má per la potenza dell’ Imperatori Grechi,<br />

vicini á qsta parte d’Italia, e’ potenti nδ effettuita, cδservandosi sempre nel Sistema<br />

loro Greco, abbenche le famiglie Longobar<strong>di</strong>che e’ Gote si governassero secondo le loro<br />

leggi col Magistrato apparte, ad ogni maniera il Governo Greco qd. o nδ erano fra <strong>di</strong><br />

loro, bastandoli che vi fosse la parte <strong>Greca</strong> interessata, li riconosceva sotto la <strong>di</strong> luj<br />

potesta.<br />

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Ricevuta tal scossa Trischene, radunti li Preti Greci ch’erano rimasti intatti, poiche<br />

qsti nδ potevano essere compresi cδ l’unione de Saraceni, come alcuni altri; e’ radunati<br />

li Capi restati <strong>di</strong> loro Nazione, e’ li Capi de Latini, quali pure erano in qualche<br />

numero considerabile, riflettendo all’operare così crudele <strong>di</strong> Ottone, che volea cδ<br />

l’occasione <strong>di</strong> tenere la Sorella dell’Imperat. e orientale risvegliare qualche pretenzione<br />

sopra questa Ultima parte d’Italia, e’ perciò averli così abbattuto; come nδ potendo li<br />

tre Corpi <strong>di</strong> <strong>Città</strong> resi scarsi d’abitatori, e’ reggersi come prima, stando <strong>di</strong>visi cδ tante<br />

guar<strong>di</strong>e <strong>di</strong> Torri, e’ cδ tanta circonferenza <strong>di</strong> mura, inabili <strong>alla</strong> spesa per ristorarsino;<br />

si propose delli tre Corpi farne uno ben forte, e’ munito, capace da poter resistere per<br />

molto tempo all’assalti nemici, acciò da Costantinopoli in caso <strong>di</strong> necessità avessero<br />

tempo <strong>di</strong> ricevere il soccorso. Il progetto era necessario, má eseguirlo era <strong>di</strong>fficile,<br />

poiche ogni Corpo <strong>di</strong> <strong>Città</strong> pretendeva esser quello, che dovea restare per l’e<strong>di</strong>fizi, che<br />

ognuno vi possedea, e’ per la vicinanza da Beni; quin<strong>di</strong> si venne alle Fazzioni<br />

intestine, ed alle guerre fra <strong>di</strong> loro.<br />

Pretendeva Palepoli, come più grande <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fizi, e’ <strong>di</strong> magnificenza nelle Chiese, e’ per<br />

essere stata il p.° Corpo delle tre <strong>Città</strong>, che dovea pendere all’altre due; che nδ aveano<br />

qste prerogative; e’ la gente nδ poteva tutta situarsi in una per mancanza <strong>di</strong><br />

Capacità. A ciò si rispondeva; che nelle necessità nδ si deve<br />

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cercare prerogativa <strong>di</strong> antichità; má ciò che bisogna per riparare al necessario; che la<br />

grandezza delle Chiese dovea essere á proporz. ne della Gente, bastando nell’altri Corpi<br />

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