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Cronica di Taverna - Dalla colonia Greca alla Città Medievale

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doglianza; tanto più, che le ren<strong>di</strong>te del Vescovado erano <strong>di</strong> gia precipitate, e’ <strong>di</strong>sperse;<br />

e’ qsto cδ la sua potenza poteva ricuperarle; e’ si poteva cδ decoro in qsta mancanza<br />

sostenersi da Ves. vo mercé le facoltà proprie, essendo la sua famiglia in Catanz. ro la<br />

più ricca per avere ere<strong>di</strong>tato buona parte delli Beni Catimeri, che cδ l’occas. ne del<br />

matrimonio 34. anni ad<strong>di</strong>etro <strong>di</strong> Teodora figlia, ed Erede Unica <strong>di</strong> GianGiulio<br />

Catimero, si era fatta molto potente <strong>di</strong> appoggi, e’ <strong>di</strong> beni sopra tutte l’altre famiglie<br />

<strong>di</strong> Taberna, e’ Catanzaro, se maj n’eccettuassero quella <strong>di</strong> Polibio Ioino.<br />

111<br />

Ciò nδostante e’ Latini, e’ Greci <strong>di</strong> Taberna uniti assieme stabilirono farne le proteste<br />

col Car<strong>di</strong>nale, mandandoli una lunga Scrittura, composta da Carlo Verardo, celebre<br />

per l’Istorie Costantinopolitane date in luce cδ tanto applauso, e’ che passava per<br />

dottore il più eru<strong>di</strong>to <strong>di</strong> qste materie vescovili; esponeva in qsta Scrittura la Raggione<br />

<strong>di</strong> Taberna, ove protestava, e’ pregava; ad una quasi consimile al Conte; avendole<br />

presentate Teotimo Pe<strong>di</strong>contos al Car<strong>di</strong>nale, ed Eusebio Mannilios al Conte, due Greci<br />

li più affezzionati al <strong>di</strong> loro Rito. Rispose il Conte, che il tutto <strong>di</strong>pendeva dal<br />

Car<strong>di</strong>nale; che visitata la Diocesi, stimava opportuno eliggere il Ves. vo Latino, ricco <strong>di</strong><br />

sua famiglia per potere ristorare li danni patiti nel Vescovato, bisognandovi potenza,<br />

e’ dottrina; nδ che grande spesa per eseguire qsto progetto tanto necessario alle Cose<br />

Divine. Il Car<strong>di</strong>nale rispose; che nδ avrebbe mancato <strong>di</strong> darli un Ves. vo Greco, come<br />

per lo passato, parlandone al Papa per qd. o si ritirava in Roma, nδ mancando <strong>di</strong> fare<br />

giustizia <strong>alla</strong> <strong>di</strong> loro Causa, e’ <strong>di</strong> adoprarsi per effettuarla; volendo cδ qste parole<br />

dolci temperare il primo bollore de Tabernati; sperando col tempo <strong>di</strong> assuefarli á qsta<br />

scossa tanto al principio sensitiva. E Taberna allettata da qsta promessa, si accomodò<br />

<strong>alla</strong> speranza, ó più meglio <strong>alla</strong> necessità; considerando pure, che ogni famiglia, á cuj<br />

cadea il Vescovo, dovea molto tolerare d’inquietitu<strong>di</strong>ne, e’ <strong>di</strong> <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o; sperando, che<br />

col tempo avendo spianato le <strong>di</strong>fficoltà questo Ves. vo, potesse Taberna mettere in<br />

chiaro le sue pretenzioni antiche, e’ nδ esserli denegata la Giustizia in possedere<br />

quella Sede, che fin d<strong>alla</strong> nascita della Religione avea posseduto.<br />

112<br />

Ed infatti il Ves. vo Giovanni eletto l’anno 1122. per trenta anni, che visse nδ <strong>di</strong>é<br />

materia á Tabernati <strong>di</strong> lagnarsino; poiche facea la sua <strong>di</strong>mora più in Taberna, che in<br />

Catanzaro; e’ qd. o nδ risedeva ivi vi lasciava ó il Decano, ó il Tesorario nello stesso<br />

Vescovato <strong>di</strong> Taberna, restandovi sempre fissi l’Arcip. te, ed il Cantore: Spargendo<br />

elemosine <strong>di</strong> consideraz. ne á poveri; nδ però restò sopito il desiderio <strong>di</strong> avere il proprio<br />

Ves. vo, quale sempre li veniva denegato per mancanza <strong>di</strong> ren<strong>di</strong>te á potere tolerare due<br />

Vescovi in una Diocesi <strong>di</strong>mezzata. Venne poj l’anno 1162. tanto Infelice per l’asse<strong>di</strong>o<br />

del Re Guglielmo; e’ restando Taberna smantellata quasi <strong>di</strong> fabriche, e’ rovinata <strong>di</strong><br />

gente, nδ poté più penzare al Ves. vo, cδ tutto che l’anno antecedente all’asse<strong>di</strong>o avea<br />

proposto al Papa Alesandro III. l’assegnaz. ne delle ren<strong>di</strong>te per il <strong>di</strong> luj mantenim. to, ed<br />

il Car<strong>di</strong>nal Cinzio Diacono <strong>di</strong> S. Adriano avea quasi cδchiuso l’affare; tanto che si<br />

avea eletto il Ves. vo Sempronio Rochas; má il Papa andando in rivolta, e’ la <strong>Città</strong> cδ<br />

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