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Ring 010 - Parliamo di Videogiochi

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:FRAMES: <strong>Ring</strong>#10<br />

pACMAN dI pASSAGGIO dIVORA lACOSTE sTANZIALE________<br />

[Disco 1 - Visita guidata]<br />

<strong>di</strong> Gunny<br />

Spiega Piero Gilar<strong>di</strong>, fondatore della associazione<br />

Ars Tecnica 1 : «Il punto qualificante<br />

è l’analisi del rapporto tra soggetto<br />

e oggetto. Non esiste una separatezza,<br />

ma un rapporto <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazione<br />

reciproca. Molti artisti collocano delle<br />

immagini <strong>di</strong> computer grafica, oppure un<br />

computer nella propria installazione, però<br />

continuano a far riferimento ad un<br />

soggetto umanistico, che rientra in una<br />

visione antropocentrica».<br />

E ancora: «Il nuovo artista tecnologico<br />

vive se stesso come soggetto frattale.<br />

Ha un rapporto che varia col variare<br />

dell’altro e ,quin<strong>di</strong>, nella propria opera si<br />

cala in questa <strong>di</strong>mensione. Non produce<br />

un’opera che è lo specchio della sua<br />

problematica personale, ma offre in sostanza<br />

un mondo da navigare, da esplorare<br />

passando <strong>di</strong> variazione in variazione».<br />

Piero Gilar<strong>di</strong> parlava <strong>di</strong> rapporto artista-fruitore<br />

nella neonata tecnoarte.<br />

Arte interattiva, per intenderci. Non<br />

chiamiamoli videogiochi, via. Siamo in<br />

un luogo <strong>di</strong> cultura, anche se al momento<br />

è deserto.<br />

Già, dov’è che siamo? Alzo lo sguardo<br />

dalla rivista (Perio<strong>di</strong>co Arte N° 273,<br />

maggio 1996), e mi rilasso mettendo le<br />

mani in tasca. Siamo alla mostra<br />

W.Y.S.I.W.Y.G. (What You See Is What<br />

You Get), dell’artista vicentino Enrico<br />

Mitrovich.<br />

Un luogo non interattivo: circostanza<br />

forse limitante per un redattore <strong>di</strong> un<br />

sito riguardante un me<strong>di</strong>um interattivo,<br />

intento a visitare una mostra che riguarda<br />

un me<strong>di</strong>um interattivo.<br />

Una sensazione fredda, <strong>di</strong> schermate<br />

abitualmente pulsanti, accompagnate da<br />

una rumorosità che si tende a ricordare<br />

con affetto. Davanti a me, invece, solo<br />

schermate morte.<br />

Nel mondo <strong>di</strong> WYSIWYG, il Videogioco<br />

si è fermato qualche secondo a riflettere.<br />

O, meglio, si è fermato perché qualcuno<br />

lo ha fermato per mettersi a riflettere.<br />

Nel mezzo <strong>di</strong> un eclettismo tecnico/formale<br />

che ha il pregio <strong>di</strong> non stancare<br />

l’occhio del visitatore (ma il <strong>di</strong>fetto<br />

<strong>di</strong> non lasciare nel suo ricordo una particolare<br />

ammirazione per la padronanza <strong>di</strong><br />

una tecnica particolare o per un tratto<br />

<strong>di</strong>stintivo che risalti la paternità delle<br />

opere: l’impressione è quella <strong>di</strong> una collettiva<br />

a tema), cogliamo una stridente<br />

ridondanza tematica: stiamo ovviamente<br />

parlando <strong>di</strong> Pacman, presente in larga<br />

parte delle opere presentate.<br />

Il giallo fagocitatore che ben conosciamo<br />

è stato evidentemente fagocitato<br />

da Mitrovich, che lo propone travestendolo<br />

quasi da icona pop. Arte fotografica,<br />

incisione, pittura libera con influenze<br />

e citazioni che spaziano da De Chirico<br />

alla Neon Art: Pacman pare essere per<br />

Mitrovich quello che M.Monroe fu per<br />

Andy Warhol.<br />

Pacman come Marylin Monroe, perchè<br />

no? Icone POP.<br />

Verbo ‘to pop’: esplodere nel senso <strong>di</strong><br />

affermarsi, <strong>di</strong> lasciare un marchio, <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>latare il proprio presente e caratterizzare<br />

un periodo. Di riconoscersi ed essere<br />

riconosciuti.<br />

Verbo ‘to pop’: esplodere nel senso <strong>di</strong><br />

decadere, <strong>di</strong> appassire dopo una gettata<br />

prematura, <strong>di</strong> consumarsi in una fiamma<br />

accesasi con troppa violenza. Di essere<br />

infine <strong>di</strong>geriti da chi del proprio mito si<br />

era nutrito e <strong>di</strong>ssetato.<br />

Accadde a Marylin Monroe, a Pacman<br />

e accade oggi a tutte le altre icone pop.<br />

Stando alle ven<strong>di</strong>te <strong>di</strong> Tomb Raider: Angel<br />

of Darkness, accade anche a quella<br />

Lara Croft che sei anni fa giganteggiava<br />

sul megaschermo del tour mon<strong>di</strong>ale<br />

degli U2. Il tour dell’album POP, appunto.<br />

Il Mitrovich che racconta Pacman veste<br />

i panni più dell’archeologo che del<br />

cronista, come sembrano suggerire alcune<br />

opere manifestamente incentrate<br />

sul tema dell’obsolescenza<br />

frutto <strong>di</strong> un mondo, quello dell’informatica,<br />

costantemente proteso verso la<br />

tecnoevoluzione ed il frenetico accantonamento<br />

<strong>di</strong> oggetti, termini e mo<strong>di</strong> la cui<br />

attualità copre l’arco <strong>di</strong> pochi anni (se <strong>di</strong><br />

più anni si tratta). La storia dell’informatica<br />

si scrive sulla sabbia <strong>di</strong> una spiaggia,<br />

sembra <strong>di</strong>re l’artista vicentino.<br />

Compito storico dell’icona pop è fornire<br />

un fotogramma del mondo a cui è<br />

appartenuta, ed è quin<strong>di</strong> forse alla poliedricità<br />

della nostra epoca che dobbiamo<br />

la (grande) quantità <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> vista e<br />

prospettive dalle quali viene esaminato<br />

Pacman.<br />

Un’epoca lesta a <strong>di</strong>vorare<br />

il concetto <strong>di</strong> privacy, a mescolare<br />

le appartenenze e a<br />

cancellare confini e linee guida.<br />

Lo stesso Pacman che<br />

<strong>di</strong>vora la scritta ‘copyright’<br />

vedrà la sua stessa originalità<br />

(che <strong>di</strong>penda da grafica,<br />

gameplay o altro) fagocitata<br />

da altri che ne rimescoleranno le meccaniche,<br />

ne espanderanno il potenziale e<br />

ne determineranno l’obsolescenza.<br />

Lo stesso Pacman che <strong>di</strong>vora la scritta<br />

‘copyright’ è oggetto <strong>di</strong> una mostra che<br />

presenta tratti <strong>di</strong> pesante citazionismo.<br />

Volendo credere che si tratti <strong>di</strong> una scelta<br />

dovuta a motivi contenutistici e non<br />

meramente formali, si può vedere applicata<br />

la metafora videolu<strong>di</strong>ca all’amore ed<br />

al rapporto tra i sessi. Questione che<br />

parrebbe richiedere un trattamento <strong>di</strong><br />

degna complessità, ma che con un po’ <strong>di</strong><br />

cinismo si sarebbe tentati <strong>di</strong> ridurre ad<br />

una primitiva meccanica <strong>di</strong> accoppiamento<br />

animale, per quanta complessità<br />

la vanità umana tenti <strong>di</strong> <strong>di</strong>pingervi sopra.<br />

Ecco quin<strong>di</strong> l’irriverente accostamento<br />

tra la Lionello e la Principessa d’Este (opere<br />

<strong>di</strong> Pisanello esposte al Museo Lou-<br />

21<br />

vre) e le due schermate videolu<strong>di</strong>che,<br />

che con gli opposti messaggi <strong>di</strong> completamento/game<br />

over sembrano attestare<br />

la riuscita/il fallimento <strong>di</strong> un’avventura<br />

galante o <strong>di</strong> un matrimonio nobiliare.<br />

L’eclettismo formale concede a Mitrovich<br />

delle incursioni nel campo dell’incisione.<br />

Ad eccezione <strong>di</strong> alcune morsure libere, la<br />

tecnica impiegata tende ad assimilare<br />

queste ‘incursioni’ a dei raid <strong>di</strong> bombardamento,<br />

tanto violento e ra<strong>di</strong>cale è<br />

l’intervento sulla lastra. Queste caratteristiche<br />

impe<strong>di</strong>scono una valutazione<br />

formale, ma lasciano scorgere nella natura<br />

nuda e metallica dell’opera un collegamento<br />

tangibile con la trattazione<br />

che essa contiene. Primitive schermate,<br />

fasi <strong>di</strong> boot <strong>di</strong> vecchi sistemi operativi, il<br />

canonico C:/ <strong>di</strong> DOS, ricor<strong>di</strong> primitivi e<br />

paleolitici per chi vive nell’era dell’user<br />

friendly.<br />

Come primitivo e ‘fisico’ ci parrà il ricordo<br />

<strong>di</strong> ciò che a livello informatico<br />

stiamo vivendo ora, in un futuro nel<br />

quale, secondo Nicholas Negroponte, ‘gli<br />

schermi dei computer verranno venduti<br />

a litri e <strong>di</strong>pinti sulle pareti. I CD-Rom<br />

saranno commestibili e gli elaboratori<br />

paralleli potranno essere applicati come<br />

le lozioni abbronzanti’.<br />

La descrizione <strong>di</strong> questi fotogrammi <strong>di</strong><br />

paleo-informatica si adagia su programmi<br />

e icone del passato prossimo. Agli oggetti<br />

<strong>di</strong> questa mostra è precluso tanto<br />

lo sfavillare dell’innovazione quanto il<br />

rispetto che tipicamente si riserva<br />

al reperto: lungi dallo<br />

apparire storici, antichi o vecchi,<br />

sembrano semplicemente<br />

obsoleti nella loro semplicità.<br />

Semplicità, tuttavia, che<br />

consente un loro flessibile<br />

adattamento a tutte le istanze<br />

che l’artista ritiene <strong>di</strong> voler<br />

descrivere, tramite allegorie a tratti stimolanti,<br />

per quanto certamente non innovative<br />

o particolarmente geniali.<br />

Ma presto si fanno strada altre considerazionisu<br />

questa sensazione <strong>di</strong> obsolescenza.<br />

Mi chiedo se si tratti <strong>di</strong> un mondo<br />

videolu<strong>di</strong>co (quello <strong>di</strong> Pacman e<br />

Missile Command) ormai preistorico, e<br />

assieme al quale, purtroppo, invecchiamo<br />

anche noi giocatori.<br />

…<br />

…<br />

Però non riesco a convincermene del<br />

tutto. Ho il sospetto che, se in quelle<br />

opere venisse raffigurato qualche simbolo<br />

videolu<strong>di</strong>co <strong>di</strong> ultima generazione, la<br />

sensazione <strong>di</strong> obsolescenza non ne risulterebbe<br />

<strong>di</strong>minuita.<br />

Ri<strong>di</strong>colo pensare che derivi dalla mostra<br />

in sé: per quanto sicura dei propri<br />

mezzi e della propria competenza, <strong>Ring</strong>

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