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guizzare nei dintorni. Il professore-operatore si trovava avvolto da<br />
spire di celluloide.<br />
Un altro campo in cui fui pioniere furono i questionari a scelta<br />
multipla, che usavo soprattutto per la storia, ma a volte anche per<br />
argomenti letterari; avevo imparato i rudimenti in materia da un<br />
amico che scomparve prematuramente, Mario Gattullo, uno dei padri<br />
della docimologia in <strong>It</strong>alia. Prepararne uno non era un lavoro da<br />
poco: nel formulare le domande e le alternative bisogna evitare le<br />
ambiguità e le molte altre trappole in cui si può incorrere, e credo<br />
che lo riuscissi a fare un po’ meglio di quanto si vede nei materiali<br />
del genere che oggi circolano nelle scuole, compresi quelli di fonte<br />
autorevole. Ma più era il lavoro manuale: all’epoca le fotocopie<br />
erano lente e costose, bisognava usare il ciclostile, cominciando a<br />
incidere una matrice con la macchina da scrivere manuale, a cui si<br />
era tolto il nastro; per correggere gli errori si usava una specie di<br />
lacca dal forte odore di acetone. Poi si portava la matrice a una<br />
copisteria.<br />
Smisi di usare questo strumento quando dovetti constatare con<br />
quanta facilità gli allievi copiavano, nonostante i mille espedienti<br />
tentati per evitarlo. Nei sotterfugi nessun insegnante può presumere<br />
di batterli.<br />
Pedagogia rivoluzionaria<br />
Ero in complesso un insegnante volonteroso, piuttosto colto,<br />
abbastanza apprezzato, ma privo di un’idea chiara di quali fossero i<br />
suoi compiti.<br />
Se avevo in proposito idee poco chiare, il clima rivoluzionario<br />
me le confuse del tutto. Frequentai per qualche tempo i gruppi e i<br />
convegni del “Manifesto” e aderii alla tematica del “rifiuto del<br />
ruolo”: del ruolo di repressore e giudice, ma in fondo anche del<br />
ruolo di adulto in relazione con degli adolescenti. Non era possibile<br />
praticare un tale rifiuto fino in fondo, ma l’assunto ideologico mi<br />
faceva sentire perennemente in contraddizione. Oggi considero il<br />
“rifiuto del ruolo” una delle più grandi cazzate della mia vita (mi<br />
scuso per il termine, ma non ne ho un altro).<br />
Sentivo poi di dovere “svegliare le coscienze”: scuotere gli<br />
studenti dal torpore nei confronti della vita sociale e della lotta delle<br />
idee, suscitare indignazione contro le ingiustizie, l’oppressione, la<br />
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