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Castel Maggiore<br />

Casa e bottega<br />

Nell’estate del 1974 mi trasferii con la famiglia in una casa<br />

contadina ristrutturata vicino a Castel Maggiore, un comune della<br />

cintura bolognese, nella pianura dal lato di Ferrara, che allora aveva<br />

ancora qualche carattere campagnolo. Proprio sulla strada dove<br />

abitavamo, ma all’uscita dal paese, stava sorgendo un prefabbricato<br />

destinato ad accogliere quello che poi sarebbe stato l’ITC. Dopo un<br />

anno la parte dell’edificio finita cominciò ad accogliere classi di un<br />

istituto di Bologna, nel quale mi ero opportunamente trasferito, e<br />

cominciai a insegnare lì. Tra casa e scuola avevo due chilometri di<br />

strada, allora di campagna, che con la buona stagione potevo fare in<br />

bicicletta.<br />

Lino<br />

Le classi dalla seconda alla <strong>qui</strong>nta, traslocate dalla sede<br />

bolognese che scoppiava, arrivavano ogni mattina più o meno a metà<br />

della prima ora, portate da due pullman che raccoglievano i ragazzi<br />

all’autostazione di Bologna (i più erano doppiamente pendolari);<br />

solo le prime erano reclutate nel territorio. Gli insegnanti erano “a<br />

ore”, solo in tre o quattro avevamo lì l’orario intero. Erano tutti<br />

pendolari tranne me. Non erano pendolari i bidelli, due anziani<br />

signori.<br />

La prima mattina non ci furono inaugurazioni. Tutti<br />

mettevamo piede nell’edificio per la prima volta (io avevo provato a<br />

dare un’occhiata prima della fine dei lavori, ma ero stato scacciato).<br />

Studenti e prof si aggiravano con aria smarrita. I prof si erano<br />

raccolti in uno stanzino che fu per anni la “sala” insegnanti. La<br />

campanella, che già funzionava implacabilmente, suonò invano. Ma<br />

passarono pochi minuti e piombò nella stanza il bidello Lino, che<br />

con tono cortese ma fermo ci richiamò all’ordine: “Signori<br />

insegnanti, la campanella è suonata; <strong>qui</strong> se non collaboriamo tutti...”.<br />

Sulla faccia tonda e rossa di Lino i ricordi si impigliano e si<br />

accumulano. Quel suo richiamo alla collaborazione fu la cifra di<br />

tutto il suo comportamento, e un po’ un condensato di quel che di<br />

buono si è fatto per molti anni, bidelli insegnanti segretari studenti<br />

(non tutti, ma qualcuno in ciascuno dei gruppi); quel mandare avanti<br />

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