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interiore, invenzione e realtà...), chi parla a chi (gli autori, il<br />
pubblico, i contesti), come è fatta la letteratura (modi della narrativa<br />
e della lirica). Le sezioni erano divise in piccoli blocchi di testi<br />
accostati per affinità e differenze, senza nessuna preclusione<br />
cronologica, geografica, di qualità “alta” o “di massa”. I testi erano<br />
solo letterari, e creammo un volume più piccolo di quelli correnti,<br />
per sottolineare la parzialità della sua funzione, contro la tendenza a<br />
fare libri enormi e totalizzanti, che si rubano il mestiere l’un l’altro. I<br />
testi erano presentati da introduzioni ridotte all’osso, contro l’uso di<br />
dire prima allo studente tutto quello che può trovare leggendo, e<br />
seguiti da brevi commenti inframmezzati da domande che invitavano<br />
a rileggere, cercare, confrontare.<br />
L’antologia uscì nel 1983 col titolo Il piacere di leggere,<br />
aveva una copertina ideata da Guido, che metteva a confronto la<br />
celebre Zattera della Medusa di Géricault con una parodia che ne<br />
avevano fatto gli autori della saga a fumetti di Astérix, a sottolineare<br />
la continuità tra la cultura colta e quella di massa; avremmo poi<br />
imparato che nessuno vede quello che c’è sulla copertina di un libro<br />
di testo. Il libro ebbe un’affermazione non travolgente ma<br />
sufficiente, e cinque anni dopo ne facemmo una nuova versione<br />
arricchita, intitolata Dalla parte del lettore.<br />
Una disavventura grammaticale<br />
Nel frattempo avevo dedicato due anni di lavoro matto e<br />
disperatissimo alla più disgraziata impresa editoriale della mia vita.<br />
Le Edizioni Scolastiche Bruno Mondadori mi proposero di scrivere<br />
una grammatica per la scuola media. Ritenevo di avere buone idee in<br />
proposito, che avevo esposto in una relazione a Ivrea nel 1982, il cui<br />
testo scritto ha avuto qualche risonanza. Mi consideravo peraltro più<br />
adatto al biennio, ma quelli insistettero: loro, che conoscono il<br />
mercato, sapevano che si comincia dalla scuola media. A metà del<br />
lavoro avevano cambiato idea e mi proposero di ricominciare; non<br />
so se riuscii a frenare la mia propensione al turpilo<strong>qui</strong>o. Fra l’altro<br />
avevo schedato migliaia di pagine di testi adatti all’età della media,<br />
perché mi ero prefisso di usare esclusivamente esempi autentici, una<br />
delle follie di quel lavoro.<br />
Il testo che scrissi era certo rigoroso, esposto con chiarezza e<br />
sminuzzato in piccoli passi; qualcuno lo apprezzò e lo apprezza<br />
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