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ero totalmente disarmato; essendo “buono”, come li sentivo dire tra<br />

loro (traduci: minchione), non avevo autorità, oscillavo tra lo<br />

smarrimento impotente e scoppi repressivi di brevissima efficacia.<br />

Mi ci sono voluti anni per ac<strong>qui</strong>sire quel tanto di autorevolezza che<br />

mi consentisse di avere un tono familiare e ricevere un minimo di<br />

rispetto. Tutto sta nel non avere paura dei ragazzi, ma chi me lo<br />

aveva detto? chi mi aveva indicato il modo di non avere paura?<br />

Non avevo poi la minima idea di che cosa poteva fare presa su<br />

quelle menti, e credo di avere fatto tutti gli errori possibili: stupirmi<br />

perché non reagivano minimamente a una poesia di Ungaretti (anzi<br />

schiamazzavano più del solito, a scorno degli assorti spazi<br />

bianchi...), scandalizzarmi per gli errori che facevano scrivendo,<br />

proporre astrazioni a loro inaccessibili come le curve di livello o le<br />

cartine storiche e tematiche...<br />

Lezione all’aperto<br />

Non tutto era così disastroso, ogni tanto riuscivo a fare<br />

contatto. Cominciai a capire che gli allievi (di ogni età, come ho poi<br />

constatato) si interessano esclusivamente quando hanno qualcosa da<br />

fare; qualunque cosa, anche la più banale. Ma non sapevo, e poco ho<br />

saputo in seguito, come fargli fare qualcosa.<br />

Stranamente, un terreno di contatto abbastanza frequente era la<br />

geografia, forse perché avevo capito che la “descrizione della terra”<br />

non è un elenco di nomi. Ricordo come si affollavano i piccoli<br />

selvaggi davanti a una grande carta murale dell’<strong>It</strong>alia, quando<br />

cercavo di descrivergli una regione puntando sulla carta una lunga<br />

canna (che volentieri avrei dato in testa a qualcuno di loro); chissà<br />

quanto ne capivano, ma restavano lì, sebbene in agitazione.<br />

Trovo in un articoletto che scrissi qualche anno dopo il<br />

resoconto di una lezione all’aperto di geografia, anzi di<br />

“microgeografia”, come avevo trovato in un libretto di un editore<br />

oggi scomparso risalente al 1950. Ne riproduco una parte così come<br />

la scrissi.<br />

«Si era all’inizio dell’anno scolastico in una prima media;<br />

oggetto delle lezioni era lo studio del comune dove si trova la<br />

scuola; il problema consisteva appunto, in quelle prime lezioni, nel<br />

condurre i ragazzi a pensare in termini geografici l’ambiente in cui<br />

vivevano, e a questo scopo l’introduzione di alcune nozioni di<br />

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