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Formatore<br />

“Aggiornamento”<br />

Precisazioni terminologiche. Il termine “formatore” è abusivo.<br />

Il Ministero dell’istruzione, che si è servito di molti insegnanti per la<br />

formazione in servizio degli altri, e ne ha formati appositamente a<br />

questo compito, si è sempre rigorosamente astenuto dal termine che,<br />

in mancanza di un riconoscimento legale della “figura”, potrebbe<br />

suscitare chissà quali pretese. Per il riconoscimento si aspetta il<br />

consenso dei sindacati. A ogni contratto triennale, le parti<br />

convengono che bisogna studiare la questione; convengono da<br />

decenni. Poi ogni tanto si chiacchiera di una carriera che non<br />

consista unicamente nell’anzianità; di fatto, le uniche carriere aperte<br />

a un insegnante prevedono di smettere di insegnare: diventare<br />

preside, passare all’università (sempre più raro), essere “distaccato”<br />

(senza progresso economico). Che diamine, siamo tutti uguali.<br />

Seconda precisazione: non ho mai potuto soffrire l’espressione<br />

“aggiornamento” degli insegnanti. Dà l’idea che la scuola debba<br />

inseguire i risultati di una ricerca, disciplinare o pedagogica, che si<br />

svolge altrove; condannata dunque a essere irrimediabilmente<br />

sempre in ritardo. Se la scuola ha un bisogno costante di rinnovarsi è<br />

dall’interno, a partire dai propri problemi, sulla base delle proprie<br />

esperienze. Su questa base può andare a scegliersi i contributi utili<br />

della ricerca disciplinare o pedagogica, per fare formazione.<br />

Con tutto questo, gran parte della mia attività, negli ultimi<br />

quarant’anni, si è chiamata “aggiornamento”. Ho cominciato negli<br />

anni settanta, dapprima chiamato dal Comune di Bologna per corsi<br />

alle proprie maestre; dopo la galera del ’77 mai più: coi sovversivi, o<br />

presunti tali, i compagni bolognesi erano inflessibili. Ma gli inviti da<br />

scuole, associazioni, sindacati della scuola e altri si moltiplicavano.<br />

In una poesia datata febbraio 1980 trovo annotati, nel giro di un<br />

mese o due: Ascoli Piceno (un istituto secondario), Portorož (Istria,<br />

insegnanti delle scuole italiane), Imola (credo si trattasse del CIDI:<br />

incontri sulla lettura dei testi letterari), Verona (CGIL Scuola sui<br />

nuovi programmi per la scuola media), Castelnuovo Rangone in<br />

provincia di Modena (una scuola media), Casalecchio, Santa Viola,<br />

Corticella (quartieri di Bologna). Da allora ho perso il conto, so che<br />

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