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gli insegnanti più motivati e preparati; in effetti, man mano che una<br />
sperimentazione si stabilizzava e generalizzava, pare che gli stimoli<br />
iniziali perdessero efficacia.<br />
Il “Progetto 92”<br />
Negli anni ottanta anche la Direzione dell’istruzione<br />
professionale elaborò il suo progetto di innovazione, che prese il<br />
nome di “Progetto 92”; qualcuno ricorderà che quell’anno era atteso<br />
come una data fatidica per l’Europa, e in effetti fu allora firmato il<br />
trattato di Maastricht. Per adeguare il settore a standard europei si<br />
cercava di rafforzare la formazione generale e di dare a quella<br />
professionale basi teoriche più robuste e un carattere meno<br />
addestrativo: insomma, “meno lima e più cultura”. Ripensandoci nel<br />
tempo, ho avuto il dubbio che l’innovazione fosse senz’altro positiva<br />
per gli studenti migliori, ma non per altri. All’istituto professionale<br />
si iscrivono ragazzi che hanno avuto una cattiva esperienza della<br />
scuola media, e spesso già respinti da un altro tipo di scuola; oggi in<br />
misura molto alta, spesso vicina al 50%, figli di immigrati recenti.<br />
Con costoro la scuola “accademica” ha già fallito o fa comunque<br />
richieste molto alte; un periodo incentrato su attività pratiche può<br />
essere meglio accettato e più produttivo, e a volte portare nel tempo<br />
a un recupero sul piano culturale. Non per niente gli istituti<br />
professionali in cui mi è parso di vedere insegnanti e studenti più<br />
motivati erano quelli alberghieri, che facevano passare molto tempo<br />
in cucina o dietro il banco di un bar, oltre a offrire migliori<br />
prospettive di occupazione.<br />
Ma questi dubbi mi sono sorti a posteriori, dopo che da tempo<br />
ero coinvolto nel progetto. Tra le novità che introduceva c’era la<br />
stessa materia <strong>It</strong>aliano, prima confusa con la storia in una “Cultura<br />
generale” a volte insegnata da laureati in diritto, nella quale poteva<br />
succedere di tutto: c’era chi faceva esclusivamente diritto<br />
costituzionale e chi proponeva a quattordicenni semianalfabeti la<br />
storia della letteratura italiana dalle origini. Bisognava formare gli<br />
insegnanti del biennio iniziale a un’educazione linguistica e<br />
letteraria sostanzialmente comune agli altri indirizzi dell’istruzione<br />
secondaria di secondo grado, anche se rivolta ad allievi deboli in<br />
questo ambito.<br />
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