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Pensionato<br />
Nel 1994 andai in pensione. Avevo 56 anni, un’età che<br />
all’epoca non era da “pensione baby”, comunque avrei potuto restare<br />
tran<strong>qui</strong>llamente in servizio per altri quattro o cinque anni. Non sono<br />
mai stato favorevole alla pensione facile per tutti, non partecipai alle<br />
manifestazioni di quell’anno o del precedente contro il progetto di<br />
riforma pensionistica del primo governo Berlusconi (contro quel<br />
governo in generale, sì). Sono in contraddizione? non vedo come<br />
rinunciare individualmente a un’opportunità che era offerta dalla<br />
legge vigente avrebbe contrastato quella legge. Vidi la possibilità di<br />
continuare a fare quello che stavo facendo liberandomi da certi<br />
inutili obblighi burocratici.<br />
Le chiavi dello Spielberg<br />
Nei primi anni le mie attività si intensificarono. Ricordo tra<br />
l’altro il progetto “Adattamento”, che nasceva da un fondo europeo<br />
destinato a recuperare le situazioni di svantaggio educativo in alcune<br />
regioni del Sud (non si tratta di educazione “speciale”,<br />
un’educazione linguistica ben fatta serve agli allievi svantaggiati<br />
come a tutti gli altri). Ancora una volta la sede erano gli istituti<br />
professionali, dove tenevo seminari con piccoli gruppi di insegnanti<br />
per lo più di <strong>It</strong>aliano, a settimane di 30 ore, cinque pomeriggi di<br />
cinque ore più qualche ora al mattino. C’era la possibilità di fare un<br />
vero laboratorio, provare insieme le cose di cui parlavamo. Gli eroi<br />
della situazione al solito erano gli insegnanti, che facevano questo in<br />
aggiunta al loro normale orario: 48 ore di lavoro stressante in una<br />
settimana (più quello a casa), i fannulloni! eppure li vidi partecipare<br />
volentieri.<br />
Per me il ritmo era più disteso: avevo delle mattinate libere per<br />
prepararmi o per fare il turista. Tra il 1994 e il 2000 passai varie<br />
settimane a Palermo, due a Napoli, una a Bari. Conobbi più a fondo<br />
la varietà della scuola italiana. A Palermo una dirigente stakanovista<br />
organizzava ogni particolare e faceva continue nuove richieste agli<br />
insegnanti, fino a stressarli. A Napoli tutto il contrario. Io stavo<br />
benissimo: il mio albergo era sul colle della Certosa di San Martino,<br />
con un balcone affacciato sul golfo, la città, il Vesuvio; con la<br />
teleferica o per le scale scendevo ai vicoli del centro, che ho sempre<br />
amato, dove in un antico convento vicino a Santa Chiara aveva sede<br />
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