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Libri di testo e libri veri<br />
Approcci<br />
Il primo che mi invitò a collaborare a un libro per le scuole fu<br />
Riccardo Marchese, già apprezzato autore de La Nuova <strong>It</strong>alia e mio<br />
collega al “Marconi”, dove condividevamo epiche, inutili battaglie.<br />
Si era verso il 1970. Il progetto era un’antologia interdisciplinare che<br />
venisse incontro a certe innovazioni introdotte allora nell’esame di<br />
maturità. Quello che venne fuori fu un insieme di sezioni<br />
antologiche dedicate a temi di varia cultura che spesso restano fuori<br />
dalla scuola: la comunicazione di massa, di cui mi occupai io, la<br />
questione meridionale (nel titolo “Una questione settentrionale”), la<br />
Chiesa e il mondo moderno, lo stato della teoria evoluzionista.<br />
L’idea venne incontro ai bisogni di una scuola disorientata alla<br />
ricerca di identità, al di là dell’esame, e il libro vendette bene per<br />
qualche anno. Qualche amico più giovane ricorda ancora di averlo<br />
usato da studente. Coi miei guadagni mi pagai la psicanalisi, grazie a<br />
un analista tanto bravo quanto poco esoso. (A chi poi mi chiedesse,<br />
conoscendomi, a che sia servita la terapia, risponderei come<br />
rispondeva Riccardo: “Avresti dovuto conoscermi prima!”).<br />
Poi Riccardo mi propose di entrare nella squadra di<br />
un’impresa più laboriosa, una storia e antologia della letteratura<br />
italiana. Il progetto andò in porto dopo molti anni e varie<br />
vicissitudini, ma senza di me: si erano manifestate delle<br />
incompatibilità tra due caratteri difficili. L’amicizia si ricucì dopo<br />
qualche anno ed è ancora viva ora che io ho passato i settant’anni e<br />
lui toccato i novanta.<br />
Dalla Zanichelli mi cercarono, sempre nei primi anni settanta,<br />
perché rivedessi la traduzione di un libretto divulgativo sulla<br />
grammatica generativa, che allo stato di allora era ancora<br />
divulgabile, ma era nota a pochi; corressi qualche imprecisione, feci<br />
delle note e un’introduzione. Poi mi proposero di curare un<br />
volumetto di una serie intitolata “Letteratura e...”: erano libretti<br />
antologici dedicati ai rapporti della letteratura con le discipline che<br />
all’epoca invadevano il suo campo: linguistica, semiotica,<br />
psicanalisi, ma c’erano anche titoli più di contenuto, come<br />
“Letteratura e dialetti”. Io, che cercavo di conciliare i miei declinanti<br />
interessi letterari con le passioni rivoluzionarie, feci Letteratura e<br />
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