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potere. Ricordo che potei offrire una delle prime copie, appena<br />

giunte sul mio tavolo, al capitano che comandava i carabinieri venuti<br />

ad arrestare me e mia moglie nel maggio 1977.<br />

In seguito proposi io alla Zanichelli un volumetto che<br />

raccogliesse scritti di vari autori sull’educazione linguistica, che<br />

erano ancora rari e dispersi in riviste e pubblicazioni poco<br />

accessibili. Grazie ai buoni rapporti che avevo coi protagonisti di<br />

quel movimento potei ripubblicare scritti di De Mauro, Simone,<br />

Berruto, Mioni. Aggiunsi alcuni scritti di esperienza didattica di<br />

insegnanti, forse ancora più rari all’epoca. Preposi cinquanta pagine<br />

di introduzione, in cui sperimentavo una scrittura disinvolta e<br />

amichevole (“Si legge come un romanzo”, mi disse un’amica, ma si<br />

sa che l’amicizia può influenzare). Rivisto a trent’anni di distanza il<br />

tutto ha un aspetto un po’ rudimentale, ma allora serviva, e il libro<br />

ebbe una certa diffusione.<br />

Il piacere di leggere<br />

Ci sono due modi di progettare un libro di testo. Uno è prima<br />

dirsi “Facciamo un’antologia, facciamo una grammatica”, e poi<br />

chiedersi come la si potrebbe fare. Un altro è ragionare sullo stato di<br />

un certo settore di insegnamento, chiedersi come lo si vorrebbe, e<br />

dopo pensare come dovrebbe essere un libro che vada in quella<br />

direzione. L’anno che Guido Armellini insegnava a Castel Maggiore<br />

parlavamo delle letture che proponevamo ai nostri studenti di<br />

biennio, e dello scopo che avrebbero dovuto avere. Quello di dare il<br />

gusto della lettura, intanto (come tutti dicono e pochi fanno); quello<br />

di educare il lettore a esplorare la varietà del mondo letterario, a<br />

riconoscere le differenze, a fare delle scelte. I modelli di antologia<br />

per il biennio allora prevalenti erano tre: quello storico-letterario che<br />

scimmiotta la storia della letteratura studiata negli anni successivi,<br />

quello per generi, quello per temi. I primi due presentano la<br />

letteratura come un oggetto da studiare, non come un’esperienza che<br />

riguarda chi legge; il terzo usa testi letterari e non come pretesti per<br />

chiacchierare dei problemi dell’adolescenza o delle questioni<br />

supreme: la pace è meglio della guerra ecc. Noi volevamo metterci<br />

dal punto di vista di un lettore in formazione, che crescesse esperto e<br />

curioso. Impostammo l’indice sulle domande essenziali che potrebbe<br />

porsi questo lettore: di che cosa parla la letteratura (mondo esterno e<br />

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