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sunzione si è intrecciata alle analisi sbagliate<br />
su aspetti fondamentali della società italiana riguardanti<br />
sia <strong>il</strong> Nord, che <strong>il</strong> Sud, nonché di alcune<br />
tendenze di fondo della geopolitica e della<br />
globalizzazione. Per di più la sinistra diessina<br />
e oggi <strong>il</strong> Partito Democratico in quanto tale<br />
hanno ritenuto di avere acquisito una posizione<br />
egemone rispetto al populismo berlusconiano<br />
incolto, rozzo e inconsapevole, essendosi collocati<br />
lungo l’asse dell’alleanza preferenziale<br />
con <strong>il</strong> potere economico-finanziario fondamentale<br />
che governa la società italiana, quello delle<br />
banche e del Corriere della Sera.<br />
Questa operazione, si sono fondati, storicamente,<br />
su quello che è stato chiamato <strong>il</strong> «patto<br />
dei produttori» e adesso la «concertazione». Il<br />
punto di riferimento dei post-comunisti e della<br />
Cg<strong>il</strong>, in tutti questi anni, è stato finora <strong>il</strong> seguente:<br />
l’alleanza preferenziale con le poche<br />
grandi industrie di stampo fordista rimaste in<br />
campo, con le grandi banche collegate a Banca<br />
Intesa, con i pochi grandi giornali espressi<br />
da quelle catene di interessi, con alcune procure<br />
(in primo luogo quella di M<strong>il</strong>ano). E poiché<br />
a questo monoblocco di potere Berlusconi e <strong>il</strong><br />
centro-destra non hanno mai partecipato, <strong>il</strong><br />
centro-sinistra, da Prodi a Veltroni-Fassino-<br />
D’Alema, ha sempre ritenuto di aver comunque<br />
vinto perché collocatosi nel cuore del sistema<br />
di potere. Senonché, nel corso di questi ultimi<br />
l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à politica<br />
10<br />
anni, quel «meccanismo» ha funzionato in modo<br />
sempre meno efficace. Le elezioni del 13-<br />
14 apr<strong>il</strong>e, inoltre, hanno dimostrato che esso è<br />
giunto ad un punto di usura e di totale perdita<br />
di credib<strong>il</strong>ità. Avendo perso <strong>il</strong> contatto con la<br />
parte più dinamica della società italiana.<br />
Ciò che è cambiato è tutta la «fase» storica.<br />
Nel corso di essa è nata un’«altra società», che<br />
sul piano politico si è in parte riflessa al Nord<br />
con <strong>il</strong> voto alla Lega e nel Mezzogiorno con <strong>il</strong><br />
voto al partito del Popolo della Libertà, ma che<br />
ha come presupposto qualcosa di più significativo<br />
che attiene ai rapporti produttivi e a quelli<br />
sociali. In modo compiuto, i termini di questa<br />
nuova realtà sono stati descritti, ben prima delle<br />
elezioni del 13-14 apr<strong>il</strong>e, nel libro di Marco<br />
Alfieri: «Nord, terra ost<strong>il</strong>e. Perché la sinistra<br />
non vince (11).» In questi territori è sorto un<br />
nuovo tipo di struttura produttiva e mentre oramai<br />
le grandi fabbriche fordiste si contano sulle<br />
dita di una mano, si è consolidato un reticolo<br />
di medie e di piccole imprese, nelle quali non<br />
è più determinante lo scontro fra imprenditori e<br />
operai, che hanno ormai acquisito notevoli capacità<br />
competitive, grazie ad una gestione flessib<strong>il</strong>e<br />
di tutte le risorse, compreso <strong>il</strong> lavoro.<br />
La loro essenza è insieme <strong>il</strong> radicamento in un<br />
territorio e la globalizzazione. La formula organizzativa<br />
prevalente è quella dei distretti-rete,<br />
che oggi chiedono alla politica in modo prepotente<br />
alcune cose elementari: meno pressione<br />
fiscale, meno burocrazia regionale e statale,<br />
più credito fac<strong>il</strong>itato e trasparente, un salto di<br />
qualità nelle infrastrutture, più nella sicurezza.<br />
Queste reti produttive sono intrecciate anche<br />
con <strong>il</strong> mondo creditizio. In sostanza tutto ciò<br />
vuol dire che rispetto quel f<strong>il</strong>one di cultura politica,<br />
di gruppi dirigenti, di storia, di radicamento<br />
sociale che si è dipanato dal Pci, fino all’attuale<br />
Partito democratico, è entrato in rotta di<br />
collisione con la parte più dinamica della società<br />
italiana.<br />
Veltroni pensava di essere all’avanguardia,<br />
pensava di vincere o comunque di pareggiare,<br />
avendo colto al volo l’effimero della società italiana,<br />
ma non si è accorto di non averne affatto<br />
capito l’anima e le strutture più profonde.