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l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />
È un m<strong>il</strong>itante qaedista ucciso nel 2003.<br />
- due audio, uno dedicato alla jihad, l’altro è un<br />
proclama di Bin Laden che recita «Noi siamo in<br />
preghiera e in guerra santa, porto la testimonianza<br />
del profeta Maometto. La resistenza di<br />
un’ora in guerra santa vale come sessant’anni<br />
di vita»<br />
audio di una persona che prega Allah affinché<br />
gli doni <strong>il</strong> martirio (...)<br />
Guido Olimpio, Il manuale del perfeto jihadista,<br />
in «Corriere della Sera», 10.03.05<br />
Vediamo infine la descrizione di due video tratti<br />
rispettivamente da due dei più frequentati siti jihadisti,<br />
Supporters of Shareeah e e-jihad-net:<br />
Il primo (...) Si intitola «Vieni nella jihad» e nella<br />
prima parte mostra, con una serie di zoomate<br />
dentro le case, degli atti di violenza commessi<br />
dai soldati occidentali nei confronti di<br />
una popolazione inerme composta da donne,<br />
vecchi e bambini. Nella seconda parte vengono<br />
invece mostrate, quasi in trasparenza, sullo<br />
sfondo di un v<strong>il</strong>laggio diroccato, diverse fotografie<br />
di m<strong>il</strong>itanti armati che sf<strong>il</strong>ano con bandiere<br />
inneggianti alla jihad. Il secondo è un video<br />
intitolato «Canzone per i bambini palestinesi»<br />
(...). Dice un brano della canzone :<br />
74<br />
storia<br />
«Avanti musulmani, impugnate le vostre spade.<br />
I bambini plaestinesi vi chiamano. Non abbiate<br />
paura della morte. Non indugiate. Allah vi<br />
ha promesso la vittoria. Avanti musulmani, impegnate<br />
le vostre spade. I bambini palstinesi vi<br />
chiamano». E mentre la camzone viene intonata<br />
da un coro di voci, sullo fondo scorrono le<br />
immagini dei combattenti islamici che impugnano<br />
fuc<strong>il</strong>i e mitragliatrici, usano lanciarazzi e<br />
bombe molotov, bruciano bandiere americane.<br />
Un messaggio che non lascia spazio ad alcuna<br />
ambiguità.<br />
(Roversi 2006, p.152)<br />
E un magistrato che ha a lungo indagato sul<br />
terrorismo internazionale, condensando le sue<br />
riflessioni nel bel libro M<strong>il</strong>ano-Baghdad, Stefano<br />
Dambruoso, ricorda che dopo l’11 settembre<br />
<strong>il</strong> ricorso a Internet si è accentuato, perché<br />
è uno strumento veloce e universale di comunicazione<br />
e perché ha permesso di colmare le<br />
lacune operative emerse dopo l’arrivo delle<br />
truppe alleate a Kabul con l’offensiva Enduring<br />
Freedom. E aggiunge:<br />
Internet è diventata un formidab<strong>il</strong>e centro di<br />
propaganda, proselitismo e perfino d’addestramento.<br />
Sul web fai passare di tutto. Informazioni<br />
su come costruire una bomba, tecniche<br />
per tendere un agguato, formule per miscele<br />
chimiche. Dati scritti e decine di video. Una volta<br />
i mujaheddin affidavano i loro testamenti ed<br />
esperienze a volantini che dovevano essere<br />
stampati e portati a mano. Oggi registrano un<br />
cd e quasi in tempo reale finisce sulla rete. È<br />
sufficiente un clic sul mouse ed entri in un mondo<br />
che ruota attorno al «martire»......<br />
(Dambruoso 2004 , pp. 102-103)<br />
Come dire, mentre noi non sappiamo l’arabo,<br />
loro sanno l’inglese, sanno quando scrivere<br />
nella loro lingua e quando in quella dell’Union<br />
Jack, sanno cosa dire al loro uditorio e cosa dire<br />
agli occidentali (un maestro in questa doppiezza<br />
era Yasser Arafat). E ci siamo anche dimenticati<br />
delle conseguenza possib<strong>il</strong>i dell’uso<br />
di Internet, quali quelle individuate dal sociologo<br />
dei media Poster che, nel 1999, notava co