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l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />
nato da condizionamenti morali o giuridici;<br />
considera le sue vittime dirette come uno strumento<br />
per terrorizzare tutti gli altri e le attacca<br />
per <strong>il</strong> loro obiettivo simbolico, ma al contempo<br />
può colpire impianti e persone civ<strong>il</strong>i secondo<br />
una logica, tipica del neofondamentalismo islamico,<br />
di assim<strong>il</strong>azione di governanti e governati<br />
nelle colpe delle miserie dei popoli<br />
musulmani oppressi.<br />
Esistono, a livello internazionale, risoluzioni di<br />
organizzazioni internazionali o convenzioni che<br />
trattano l’argomento. In particolare la Convenzione<br />
internazionale per l’eliminazione dei finanziamenti<br />
al terrorismo, votata dall’Assemblea<br />
Generale delle Nazioni unite <strong>il</strong> 9 dicembre<br />
1999, definisce come terrorismo le attività non<br />
compiute da Stati o da governi che, secondo<br />
l’articolo 2 comma 1: intendono causare la<br />
morte o un grave danno fisico a un civ<strong>il</strong>e o comunque<br />
a chi non prenda parte attiva alle ost<strong>il</strong>ità<br />
in una situazione di conflitto armato quando<br />
lo scopo di queste attività - ricavato dalla natura<br />
o dal contesto - è quello di intimidire la popolazione,<br />
o di costringere un governo o un ente<br />
internazionale a porre in essere ovvero a<br />
non porre in essere un determinato comportamento.<br />
In primo luogo, sin dalla<br />
costituzione dello Stato di<br />
Israele del 1948, c’è stato<br />
un sistematico rifiuto da<br />
parte di tutto <strong>il</strong> mondo<br />
arabo di riconoscerne <strong>il</strong><br />
diritto all’esistenza.<br />
Dal punto di vista del diritto internazionale,<br />
non è terrorismo un bombardamento anche<br />
volto contro la popolazione civ<strong>il</strong>e da parte di<br />
76<br />
un governo (atto che può configurarsi come<br />
crimine di guerra, soggetto ad altre convenzioni<br />
internazionali), poiché <strong>il</strong> terrorismo è un atto<br />
proprio di organizzazioni private. Non rientra<br />
fra gli atti di terrorismo l’attacco a una caserma<br />
di m<strong>il</strong>itari impegnati in una guerra, perché non<br />
si tratta di civ<strong>il</strong>i non combattenti; vi rientra<br />
un’attività di organizzazioni private che prende<br />
di mira civ<strong>il</strong>i o anche soldati che in quel momento<br />
non stanno prendendo parte attiva a un<br />
conflitto armato.<br />
Quest’ultima precisazione la riteniamo importante<br />
anche perché, scientificamente, dimostra<br />
l’assurdità della definizione di alcune azioni m<strong>il</strong>itari<br />
delle truppe israeliane come di «azioni terroristiche».<br />
Il terrorismo: come viene rappresentato<br />
storia<br />
Le visioni giustificazioniste evidenziate all’inizio<br />
della presente trattazione sono in primo luogo<br />
errate, come già accennato, perché danno<br />
un’immagine reattiva e spontanea ad una scelta,<br />
quella terroristica, che invece viene decisa<br />
lucidamente e che presenta tempi molto lunghi<br />
per la propria realizzazione.<br />
Come per diventare criminali comuni è necessario<br />
un lungo, complesso e non univoco processo<br />
di apprendimento delle tecniche e delle<br />
definizioni favorevoli alla violenza, come ci insegnano<br />
due sociologi della devianza quali Edwin<br />
Sutherland con <strong>il</strong> suo associazionismo differenziale<br />
e Lonnie Athens con la sua violentizzazione,<br />
anche per colui che sceglie di diventare<br />
terrorista è necessario non solo apprendere<br />
a usare le armi che <strong>il</strong> suo gruppo potrà<br />
adoperare negli attentati, ma anche - e soprattutto<br />
- essere costantemente aggiornati sul<br />
piano teorico-dottrinale e motivati circa la giustezza<br />
della missione da compiere, soprattutto<br />
se l’ispirazione del gruppo terrorista è prevalentemente<br />
o in toto religiosa (e lo abbiamo visto<br />
a proposito dell’uso della rete).<br />
La differenza fondamentale è che <strong>il</strong> terrorista<br />
deve ricordarsi che non agisce per se stesso o<br />
per soddisfare la propria volontà di gratificazione<br />
o quella che Athens chiama trepidazione