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e c o n o m i a<br />
della contrattazione nazionale, ciò significa che<br />
al momento della messa in pratica dei nuovi criteri<br />
non ci sarà modo di trovare intese ragionevoli<br />
con le controparti.<br />
Potrebbe mai la Confindustria prendere sul serio<br />
un negoziato ed un accordo, già sconfessati<br />
anticipatamente nel settore metalmeccanico?<br />
È chiaro, dunque, che la «trattativa del secolo»<br />
non partirà neppure questa volta. O, se anche<br />
dovesse iniziare per motivi di prestigio, uno dei<br />
principali interlocutori, la Cg<strong>il</strong>, sarà talmente<br />
condizionata dai propri problemi interni da somigliare<br />
di più ad un classico “convitato di pietra”<br />
che ad un soggetto pronto a cogliere le<br />
sfumature e le opportunità offerte dal negoziato.<br />
Che cosa faranno a quel punto la Cisl e la<br />
U<strong>il</strong>? E quale sarà l’atteggiamento della nuova<br />
leadership di viale dell’Astronomia? Sembra<br />
diffic<strong>il</strong>e ipotizzare una svolta radicale nel campo<br />
delle relazioni industriali in cui venga messa<br />
in conto anche la scelta di accordi «con chi ci<br />
sta». Ma non sarebbe neppure opportuno darla<br />
vinta ai «professionisti del veto». Spetterebbe,<br />
allora, al fronte padronale di drammatizzare<br />
una situazione ormai non solo insostenib<strong>il</strong>e,<br />
ma sul punto di marcire.<br />
Le maggiori organizzazioni imprenditoriali dovrebbero<br />
– con l’appoggio del governo – decidere<br />
la disdetta del protocollo del 1993, proclamando<br />
nel contempo la propria intenzione di<br />
cercare direttamente accordi con i lavoratori. A<br />
quel punto qualcosa si metterà pur in moto.<br />
Certo, si aprirebbe un periodo di conflittualità<br />
«a macchia di leopardo», limitato alle realtà in<br />
cui la Cg<strong>il</strong> avrebbe la forza di «fare da sola».<br />
Ma prima o poi si arriverebbe ad un auspicato<br />
chiarimento. Anche mettendo in conto la ridefinizione<br />
di un diverso pluralismo sindacale che<br />
presupponga una scissione nella Cg<strong>il</strong> e la costruzione,<br />
alla sua sinistra, di un polo più radicale,<br />
capace di ricomprendere le organizzazioni<br />
del sindacalismo corporativo ed estremista.<br />
Tornando a noi, avrà, dunque, un futuro l’intesa<br />
raggiunta da Cg<strong>il</strong>, Cisl e U<strong>il</strong> sulle «Linee di<br />
riforma della struttura della contrattazione»?<br />
Rispondere a questo interrogativo è diffic<strong>il</strong>e.<br />
Ma la domanda vera è un’altra. Sarebbe conveniente<br />
e all’altezza della situazione un esito<br />
l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />
45<br />
del negoziato come quello tratteggiato nell’intesa<br />
sindacale? In verità è assai discutib<strong>il</strong>e che<br />
si tratti di un progetto innovativo, aderente alle<br />
esigenze del sistema delle imprese e dei lavoratori.<br />
In verità, ad essere rafforzato e potenziato<br />
è <strong>il</strong> livello nazionale che svolge addirittura<br />
la funzione di «centro regolatore» per la definizione<br />
delle competenze da affidare al secondo<br />
livello, fino a prevedere persino che «la<br />
contrattazione salariale ...si sv<strong>il</strong>uppi a partire<br />
da una quota fissata dagli stessi CCNL».<br />
Sono previsti, poi, alcuni vincoli che possono<br />
entrare in conflitto con le più recenti tendenze<br />
dell’organizzazione della produzione e del lavoro<br />
come gli appalti, gli outsourcing, le cessioni<br />
di azienda. Per queste forme vanno definiti<br />
– suggerisce l’intesa – accordi e norme<br />
quadro per garantire condizioni normative, salariali<br />
e di sicurezza in grado di arginare <strong>il</strong> fenomeno<br />
del dumping contrattuale «in particolare<br />
con la piena ut<strong>il</strong>izzazione della “clausola sociale”».<br />
Al contratto nazionale resta affidato <strong>il</strong><br />
compito di adeguare periodicamente <strong>il</strong> salario<br />
al costo della vita. Desta però qualche interrogativo<br />
l’adozione del criterio della «inflazione<br />
realisticamente prevedib<strong>il</strong>e», (unitamente al<br />
superamento del c.d. biennio economico).<br />
Si rinuncia, così, ad uno dei capisaldi del protocollo<br />
del 1993, laddove <strong>il</strong> riferimento all’inflazione<br />
programmata (salvo eventuale conguaglio<br />
successivo) era finalizzato a contenere l’incremento,<br />
giocando d’anticipo. Il suddetto indicatore,<br />
peraltro, non costituiva una camicia di<br />
forza per le retribuzioni dei lavoratori, ma un