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e c o n o m i a<br />

gnamento che non può che essere gestito dalle<br />

organizzazioni cattoliche e di volontariato,<br />

che permettano di individuare e seguire nel loro<br />

percorso di integrazione i singoli cittadini<br />

stranieri. È necessario creare nel nostro paese<br />

un consiglio nazionale per l’immigrazione, che<br />

abbia <strong>il</strong> compito di gestire l’opera del volontariato<br />

e i rapporti con le forze dell’ordine per<br />

quanto riguarda i cittadini stranieri.<br />

Bisogna porre l’attenzione alla formazione degli<br />

individui già nella fase di pre-partenza dai<br />

loro Paesi, aiutandoli già prima di sbarcare sul<br />

nostro suolo a diventare dei potenziali cittadini<br />

italiani. Insegnamento della lingua, delle leggi,<br />

e formazione professionale in loco sono condizioni<br />

necessarie per aiutare l’immigrato nell’integrazione<br />

una volta che raggiungerà <strong>il</strong> suolo<br />

italiano: questo può essere fatto anche attraverso<br />

lo strumento della cooperazione internazionale,<br />

fermo restando <strong>il</strong> ruolo imprescindib<strong>il</strong>e<br />

delle organizzazioni di volontariato nel momento<br />

in cui queste persone sbarcano sul suolo italiano.<br />

Nel nostro paese deve poi esistere un’anagrafe<br />

dell’immigrato, <strong>il</strong> quale deve accettare di frequentare<br />

corsi e fasi di inserimento p<strong>il</strong>otate. Se<br />

si sottrae a tutto questo, deve essere rimpatriato.<br />

I tutor che seguiranno <strong>il</strong> singolo individuo<br />

in questo percorso devono essere formati e<br />

forniti dalle associazioni di volontariato. Il flusso,<br />

a livello numerico, deve essere regolato in<br />

funzione delle necessità, valutate in proiezione<br />

annuale. Provvedimenti come quello che programma<br />

di far entrare solo chi ha già un posto<br />

di lavoro, mediante l’ufficio del lavoro, è diffic<strong>il</strong>e<br />

da far rispettare: è chiaro che questo flusso<br />

viene evaso nelle sue dimensioni. Cosa si fa se<br />

<strong>il</strong> mercato richiede un numero maggiore di cittadini<br />

stranieri?<br />

L’Italia non può più essere un paese privo<br />

una politica industriale seria, chiara e convincente.<br />

Per cinquant’anni nel nostro paese<br />

si è fatta politica industriale solo attraverso le<br />

società pubbliche, e questo non solo non è<br />

più accettab<strong>il</strong>e, ma è anacronistico rispetto<br />

ad uno scenario mondiale che negli ultimi<br />

l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />

53<br />

anni si è profondamente modificato. La politica<br />

industriale seria e al passo con i tempi di<br />

cui <strong>il</strong> paese ha bisogno si basa sulla competizione<br />

internazionale, sulla partnership con<br />

altri paesi e sull’individuazione di aree strategiche<br />

di influenza. Solo in questo modo le<br />

imprese italiane potranno delocalizzare le attività<br />

più onerose traendone enorme vantaggio,<br />

e allo stesso tempo avvalersi di una manodopera<br />

che viene sì dall’estero, ma tramite<br />

un flusso regolato e preceduto da un grande<br />

lavoro a monte nei paesi di provenienza<br />

dei lavoratori.<br />

Nel nostro paese deve<br />

esistere un’anagrafe<br />

dell’immigrato, <strong>il</strong> quale<br />

deve accettare di<br />

frequentare corsi e fasi di<br />

inserimento p<strong>il</strong>otate.<br />

L’auspicio è che la politica industriale venga<br />

delineata con chiarezza, e che siano coinvolte<br />

in maniera importante anche società come<br />

Enel, Eni, Telecom e Alitalia. È per questi motivi<br />

che è importante che la nostra compagnia di<br />

bandiera, <strong>il</strong> cui destino è ancora poco chiaro,<br />

mantenga una quota italiana forte; ed è per le<br />

stesse ragioni che è vitale la presenza, all’interno<br />

del principale gestore telefonico del nostro<br />

paese, adesso delle banche e successivamente<br />

di gruppi finanziari italiani. Approntare<br />

una politica industriale capace di risollevare le<br />

sorti dell’Italia è impresa ardua. L’auspicio è<br />

che <strong>il</strong> governo, che può contare su una maggioranza<br />

parlamentare tale da assumere decisioni<br />

importanti, compia dei passi decisi in questa<br />

direzione consegnando al paese gli strumenti<br />

necessari per realizzarla.

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