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ATTRAVERSANDO<br />

IL VENTESIMO SECOLO<br />

... con un poco di garbo e di educata spavalderia<br />

Autore: Franzi Mosetti<br />

Pagine: 357<br />

Prima Edizione: Autunno 2007<br />

Prezzo: 20 euro<br />

Franzi Mosetti è nato, insieme al gemello W<strong>il</strong>ly nel 1914,<br />

all’inizio della Grande Guerra, a Trieste. La famiglia passò<br />

gli anni successivi in Carinzia rientrando a Trieste solo nel<br />

1919. Franzi Mosetti qui visse e studiò fino al 1932, poi<br />

prese la maturità a Vienna dopo essersi perfezionato in<br />

tedesco. Alle dipendenze del Lloyd, lavorò per vari anni<br />

in Egitto, rientrando poi, nel 1940, per arruolarsi, e trovandosi<br />

così a partecipare al grande conflitto mondiale.<br />

Fatto prigioniero fu fortunosamente rimpatriato dopo un<br />

anno e mezzo. In Italia riprese <strong>il</strong> suo posto al Loyd Triestino,<br />

poi dopo ulteriori drammatiche vicende, alla fine<br />

della guerra riuscì a riabbracciare i suoi fratelli, tutti ufficiali<br />

ma sotto diverse e contrapposte bandiere e a terminare<br />

gli studi per laurearsi in Scienze Politiche. Fu farmer in Kenia<br />

per nove anni, dove sposò Sonia, la sua coraggiosa<br />

fidanzata da cui ebbe <strong>il</strong> figlio Carlo. Abbandonarono l’Africa,<br />

all’indipendenza del Kenia, dopo che anni di guerriglia<br />

Mau Mau avevano reso ingovernab<strong>il</strong>e quel paese.<br />

Rientrato in patria fu prima alla direzione della Bosch, poi<br />

Direttore degli Affari Generali della Ciga, e infine imprenditore<br />

di successo nel settore delle attrezzature magnetiche.<br />

Oggi che si dichiara a riposo, dopo aver attraversato<br />

fortunosamente i pericoli del ventesimo secolo, con un<br />

poco di garbo e di educata spavalderia, come si legge in<br />

questo straordinario libro di memorie; ritrae fiori ad acquarello<br />

e coltiva, con allegra attenzione, i rapporti con i<br />

suoi moltissimi amici in Italia e nel mondo… ed un piccolo<br />

giardino in Franciacorta, vicino a Brescia.<br />

l a r i v i s t a d e l l e l i b e r t à<br />

48<br />

e c o n o m i a<br />

lo del ministro, dunque, è un ragionamento che<br />

va oltre <strong>il</strong> formalismo giuridico; pone invece un<br />

problema di sostanza, innanzi tutto politica.<br />

Non sarebbe credib<strong>il</strong>e, infatti, un ministro che<br />

un minuto dopo <strong>il</strong> giuramento nelle mani del<br />

Capo dello Stato esprime pubblicamente giudizi<br />

severissimi sulla situazione della pubblica<br />

amministrazione e si impegna a realizzare radicali<br />

cambiamenti in breve tempo, ma che la<br />

prima volta in cui è chiamato a dar prova di voler<br />

cambiare linea di condotta si trasforma in un<br />

avvocato dei dipendenti pubblici, come facevano<br />

i vecchi ministri democristiani della funzione<br />

pubblica (e magari anche qualcuno della seconda<br />

Repubblica). Ma poi chi ha detto che<br />

quanto è corrisposto ai dipendenti privati debba<br />

esserlo anche a quelli pubblici (soprattutto<br />

se si è ancora nell’ambito della sperimentalità)?<br />

Ad andarli a cercare con cura e pazienza<br />

troveremmo diversi casi in cui <strong>il</strong> meccanismo di<br />

adesso ha escluso i travet, senza sollevare<br />

una presa di posizione contraria della Corte, la<br />

quale assume come «luce e guida» delle proprie<br />

sentenze <strong>il</strong> criterio della ragionevolezza.<br />

Cominciamo dal super bonus ovvero dall’incentivo<br />

a rinviare <strong>il</strong> pensionamento: dal bendiddio<br />

che è derivato agli optanti era totalmente<br />

escluso <strong>il</strong> pubblico impiego per diversi motivi,<br />

non ultimo quello dell’ammontare delle risorse<br />

disponib<strong>il</strong>i. A tale «limitazione» va aggiunta<br />

la pratica impossib<strong>il</strong>ità – di cui soffrono i<br />

funzionari pubblici – di conferimento volontario<br />

del trattamento di fine servizio a finalità di previdenza<br />

complementare. Da ultima viene quello<br />

che l’opposizione definisce un atto contro le<br />

donne che lavorano. In sostanza, dal momento<br />

che le lavoratrici non effettuano lavoro<br />

straordinario - prese come sono dalle loro responsab<strong>il</strong>ità<br />

fam<strong>il</strong>iari - si sostiene che esse non<br />

avranno alcun vantaggio dalle nuove norme.<br />

Premesso che insieme allo straordinario sono<br />

coinvolti dalla detassazione anche i premi<br />

aziendali, basterebbe confutare la critica di genere<br />

sottolineando che – portando alle estreme<br />

conseguenze <strong>il</strong> ragionamento – ogni miglioramento<br />

retributivo favorirebbe gli uomini essendo<br />

loro – purtroppo – la componente assolutamente<br />

maggioritaria del mercato del lavoro.

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