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Atlante delle orchidee della Provincia di Siena (dimensione: 6Mb)

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Descrizione <strong>di</strong> Orchis morio (= Anacamptis morio) nella “Flora pedemontana” <strong>di</strong> Carlo Allioni (1785). Si notino<br />

i riferimenti bibliografici <strong>delle</strong> precedenti trattazioni (ad esempio Linn. syst. = C. Linneo, Systema naturae,<br />

IV Matth. = P.A. Mattioli, Commentarii volume IV, etc.).<br />

bile e ricchissimo <strong>di</strong> specie, allora la confusione<br />

non può che aumentare. La classificazione<br />

<strong>di</strong> questa famiglia è cambiata molte volte nel<br />

corso degli ultimi tre secoli (e con essa molti<br />

nomi <strong>di</strong> piante!), dagli albori degli stu<strong>di</strong> sistematici<br />

fino alle ultime scoperte <strong>della</strong> biologia<br />

molecolare.<br />

Considerato il padre <strong>della</strong> botanica, allievo <strong>di</strong><br />

Platone ed Aristotele, Teofrasto descrisse nella<br />

sua “Historia Plantarum” circa 500 specie <strong>di</strong><br />

piante (funghi compresi) e per primo utilizzò il<br />

termine Orchis per descrivere alcune piante<br />

provviste <strong>di</strong> due “bulbi” a forma <strong>di</strong> testicolo.<br />

Sotto questo nome, nelle <strong>di</strong>verse enumerazioni<br />

<strong>di</strong> piante fatte successivamente, da Pedanio<br />

Dioscoride (I sec. d.C.) a Pier Andrea Mattioli<br />

(seconda metà del 1500), rientravano tutte le<br />

piante provviste <strong>di</strong> tali organi sotterranei, sebbene<br />

già fosse noto anche il genere Serapias.<br />

Linneo (1753), in “Species Plantarum”, applicando<br />

i principi <strong>della</strong> nomenclatura binomia e<br />

del sistema <strong>di</strong> classificazione da lui teorizzati e<br />

co<strong>di</strong>ficati, descrisse numerosi generi <strong>di</strong> <strong>orchidee</strong>,<br />

definendo la famiglia <strong>delle</strong> Orchidaceae e<br />

includendoli nel gruppo Gynandrae, per la particolare<br />

fusione <strong>della</strong> parte maschile (antere) con<br />

quella femminile (pistillo) del medesimo fiore.<br />

Wettstein propose <strong>di</strong> includerle all’interno<br />

<strong>delle</strong> Mycrospermae a causa dei semi piccolissimi<br />

e pressochè privi <strong>di</strong> sostanze <strong>di</strong><br />

riserva, mentre successivamente sono state<br />

inserite prima nell’or<strong>di</strong>ne Orchidales e poi in<br />

quello <strong>delle</strong> Asparagales secondo la classificazione<br />

proposta dall’APG III (Angiosperm<br />

Phylogeny Group, 2009). Con l’avvento<br />

<strong>delle</strong> tecniche <strong>di</strong> biologia molecolare, numerosissimi<br />

sono stati gli stu<strong>di</strong> filogenetici condotti<br />

a <strong>di</strong>versi livelli, validando o confutando<br />

vecchie e nuove classificazioni, a cominciare<br />

dalla pletora <strong>di</strong> nomi dati ai ranghi infrafamiliari<br />

(tribù e sottotribù) in cui le<br />

Orchidaceae sono state <strong>di</strong> volta in volta sud<strong>di</strong>vise.<br />

Un caso eclatante <strong>di</strong> come nomi considerati<br />

stabiliti e vali<strong>di</strong> da oltre 200 anni<br />

possano cambiare sulla base <strong>delle</strong> analisi<br />

genetiche si ha con lo smembramento del<br />

genere Orchis; facendo ad esempio riferimento<br />

alla flora orchidologica <strong>della</strong> provincia<br />

<strong>di</strong> <strong>Siena</strong>, ve<strong>di</strong>amo infatti come all’interno<br />

del genere Orchis s.s. adesso si trovino soltanto<br />

Orchis mascula, O. pauciflora, O. provincialis,<br />

O. purpurea e O. simia, mentre<br />

Orchis coriophora, O. laxiflora, O. morio e<br />

O. papilionacea (queste ultime due descritte<br />

già da Dioscoride tra il 50 e il 90 d.C.)<br />

siano state incluse nel genere Anacamptis,

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