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Atlante delle orchidee della Provincia di Siena (dimensione: 6Mb)

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sa negli ultimi decenni <strong>delle</strong> praterie seminaturali<br />

o dalla loro progressiva frammentazione,<br />

dovuta all’abbandono <strong>della</strong> gestione antropica<br />

(Maccherini, 2006b; Maccherini & De<br />

Dominicis, 2003) e alla conseguente <strong>di</strong>namica<br />

naturale verso forme <strong>di</strong> vegetazione a<br />

dominanza <strong>di</strong> specie legnose. Questo processo<br />

è legato alla storia dell’uomo in quanto il<br />

suo intervento, già praticato nella preistoria,<br />

ha formato e mantenuto le praterie seminaturali<br />

attraverso la pastorizia e le pratiche agricole,<br />

perfezionatesi sempre <strong>di</strong> più durante i secoli<br />

fino all’avvento dell’agricoltura industriale e<br />

le sue innovazioni, che hanno determinato la<br />

scomparsa <strong>delle</strong> attività agricole tra<strong>di</strong>zionali<br />

(Olsson, 1991; Reinhammar et al., 2002).<br />

In tutti gli ecosistemi, e in particolare in quelli<br />

me<strong>di</strong>terranei, le Orchidaceae sono considerate<br />

organismi <strong>di</strong> estremo interesse sia dal punto <strong>di</strong><br />

vista ecologico che evolutivo, necessitando <strong>di</strong><br />

con<strong>di</strong>zioni ambientali ottimali per riprodursi<br />

soprattutto in funzione del rapporto simbiotico con<br />

alcune specie fungine (Brundrett et al., 2003).<br />

In provincia <strong>di</strong> <strong>Siena</strong> le “praterie seminaturali<br />

con stupenda fioritura <strong>di</strong> <strong>orchidee</strong>” più rappresentative<br />

le troviamo sui limitati affioramenti calcarei,<br />

tra cui la Montagnola Senese, i Monti <strong>di</strong><br />

Trequanda, il Monte Cetona e Le Cornate <strong>di</strong><br />

Gerfalco, dove l’habitat prioritario 6210 è presente<br />

con ampi spazi occupati da praterie aride.<br />

Tali formazioni hanno progressivamente sostituito<br />

le foreste <strong>di</strong> caducifoglie in seguito ad un’intensa<br />

opera <strong>di</strong> <strong>di</strong>sboscamento ed alla successiva conversione<br />

a pascolo per ovini e caprini. A causa<br />

<strong>della</strong> riforestazione, spesso con conifere e operata<br />

soprattutto per scopi economici, e dell’abbandono<br />

<strong>delle</strong> tra<strong>di</strong>zionali pratiche agro-silvopastorali,<br />

cui segue la ricolonizzazione arbustiva,<br />

si assiste al lento declino <strong>di</strong> questo habitat<br />

(Maccherini & De Dominicis, 2003; Rocchini et<br />

al., 2006). La vegetazione circostante, infatti,<br />

costituita da boschi misti <strong>di</strong> latifoglie decidue a<br />

prevalenza <strong>di</strong> cerro, roverella, carpino nero e<br />

orniello e arbusteti a dominanza <strong>di</strong> prugnolo<br />

(Angiolini et al., 2003), tende spontaneamente<br />

a riconquistare gli spazi aperti. Due <strong>di</strong> queste<br />

praterie, quelle del Monte Cetona e de Le<br />

Cornate <strong>di</strong> Gerfalco, sono state oggetto <strong>di</strong> uno<br />

stu<strong>di</strong>o vegetazionale teso a in<strong>di</strong>viduare i fattori<br />

ambientali che influenzano le popolazioni <strong>di</strong><br />

<strong>orchidee</strong> ivi presenti (Lan<strong>di</strong> et al., 2009). Queste<br />

due aree, oltre ad una comune origine geologica,<br />

con<strong>di</strong>vidono con<strong>di</strong>zioni climatiche ed edafiche<br />

simili. I dati termopluviometrici in<strong>di</strong>cano infatti<br />

notevoli analogie, evidenziando un clima<br />

mesotermico umido con deficit idrico estivo<br />

moderato o nullo (Thornthwaite, 1948). Pur trattandosi<br />

<strong>di</strong> zone tra le più piovose ed umide <strong>della</strong><br />

Toscana meri<strong>di</strong>onale con oltre 1.000 mm <strong>di</strong><br />

pioggia all’anno, i due rilievi presentano una<br />

marcata ari<strong>di</strong>tà dovuta, in larga misura, alla<br />

scarsa capacità <strong>di</strong> ritenzione idrica del calcare<br />

massiccio che domina quasi ovunque. Le analisi<br />

condotte su queste praterie confermano il legame<br />

molto forte tra i brometi xerici a copertura <strong>di</strong>scontinua<br />

e le <strong>orchidee</strong>, che in questi ambienti trovano<br />

il loro optimum (Kull & Hutchings, 2006). Il<br />

numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>delle</strong> <strong>di</strong>verse specie <strong>di</strong><br />

Orchidaceae è inoltre influenzato da alcune<br />

variabili ambientali: ad esempio le specie del<br />

genere Orchis sono favorite da esposizioni meri<strong>di</strong>onali,<br />

rocciosità e copertura lichenica del terreno,<br />

mentre quasi tutte presentano una correlazione<br />

negativa con la copertura erbacea (Lan<strong>di</strong><br />

et al., 2009); quest’ultima rappresenta un fattore<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo in quanto riduce la <strong>di</strong>sponibilità <strong>di</strong><br />

luce. Infatti, stu<strong>di</strong> effettuati sulle relazioni tra parametri<br />

ambientali e composizione <strong>della</strong> comunità<br />

hanno rivelato come la copertura <strong>della</strong> vegetazione<br />

può essere interpretata come un in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />

penetrazione <strong>delle</strong> luce che è significativamente<br />

correlato con la ricchezza specifica (Maccherini,<br />

2006a). Inoltre, una vegetazione erbacea alta e<br />

densa compete fortemente con le Orchidaceae<br />

(Janečková et al., 2006). Quin<strong>di</strong> le pratiche <strong>di</strong><br />

sfalcio e pascolo possono influire positivamente<br />

sulla fitness <strong>delle</strong> <strong>orchidee</strong> sopprimendo i competitori<br />

(piante dominanti) e incrementando<br />

l’esposizione alla luce utile per la fotosintesi<br />

(Lepš, 1999).<br />

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