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<strong>Antologia</strong> <strong>Pagine</strong> <strong>Ribelli</strong> <strong>Volume</strong> <strong>Terzo</strong><br />
stessa. Negli ultimi anni, spesso. Quando l'ho<br />
conosciuto ... mio marito ... non era così. Mi faceva la<br />
corte. Mi portava fiori, dolci. Era affettuoso. Nei<br />
primi anni di matrimonio forse mi avrà dato un paio<br />
di volte una sberla. Io non sapevo fare molto in casa<br />
a quell'epoca. Pensavo - Se imparo a essere più brava come<br />
moglie, passerà. - Ma non è stato così. Mi picchiava e<br />
poi mi chiedeva scusa. A poco a poco i nostri amici<br />
non ci frequentavano più. Nemmeno mio fratello<br />
veniva più a trovarmi. Non sopportava i miei lividi, il<br />
suo alzare la voce, i secchi scapaccioni che mi dava<br />
sul collo. Sorridendo, come se scherzasse. Non<br />
sopportava la mia paura.<br />
Il 27 aprile 2010 ho stretto mio figlio a me. La sua<br />
testa sulla mia pancia. Le mie mani che gli<br />
accarezzavano i capelli. Ho chiuso gli occhi,<br />
rovesciando leggermente la testa all'indietro. Poi li ho<br />
riaperti. Davanti a me c'era lo specchio che è a fianco<br />
della porta. Riflessa c'ero io ... mio figlio di schiena, i<br />
segni sulla sua pelle. Per un attimo mi è mancato il<br />
fiato. Poi ho allontanato delicatamente Giorgio. Gli<br />
ho asciugato le lacrime con le dita. Mi sono chinata<br />
verso di lui - Adesso fa i compiti. Io esco un attimo. Torno<br />
subito. Stai tranquillo. - Mi sono ascoltata dire quelle<br />
poche parole come se non fossi io a pronunciarle.<br />
Sono uscita dalla camera e ho chiuso la porta alle mie<br />
spalle. Ho sceso le scale lentamente. Sono entrata in<br />
cucina e ho preso un coltello che era nel primo<br />
cassetto. È il mio coltello preferito. Piccolo ma<br />
affilato, con il manico leggermente ricurvo. Ci taglio<br />
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