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<strong>Antologia</strong> <strong>Pagine</strong> <strong>Ribelli</strong> <strong>Volume</strong> <strong>Terzo</strong><br />
suo completo ben lavato e stirato, sgualcirlo,<br />
prenderlo a pugni. Ferirlo come lui tenta di fare con<br />
me. I miei occhi azzurri, furibondi, vagano alla ricerca<br />
di un punto di contatto terreno, che porti la mente<br />
lontana da questi propositi attaccabrighe. Vigile, il<br />
prof di italiano mi lancia il salvagente che aspettavo.<br />
Mi sorride. E’ fatta ormai, l'esame è passato. Non<br />
sporcare tutto. Lascia andare la provocazione di<br />
questo vecchio stanco, frustrato nel corpo e<br />
nell'intelletto da una vita probabilmente priva di<br />
grandi emozioni.<br />
Tutto questo non me lo dice, lui, ma lo capisco. O<br />
almeno credo. E funziona.<br />
Gli altri insegnanti seguono il misero esempio del<br />
loro superiore, abbandonandosi a grasse risate di cui<br />
nemmeno sembrano capirne il significato sino in<br />
fondo. Il tempo delle domande è finito. Per oggi<br />
almeno. Con quest'ultima risposta credono d'aver<br />
classificato il mio futuro. Una persona senza idee<br />
chiare sul domani, senza uno scopo, un obiettivo<br />
concreto che la faccia elevare dalla condizione<br />
mediocre in cui si trova. E questo pare rincuorarli, è il<br />
giusto epilogo che spetta alle teste come le mie,<br />
ignoranti e ribelli. Poveri borghesi acculturati. Non<br />
prendersi troppo seriamente, non significa di certo<br />
non sapere dove andare o che fare della propria vita.<br />
E se tra qualche giorno o settimana, o mese o chissà,<br />
dovessi decidere di scegliere un futuro scomodo,<br />
incerto, povero ma libero, profondo, senza la<br />
finzione di quelle maschere che portate di continuo,<br />
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