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<strong>Antologia</strong> <strong>Pagine</strong> <strong>Ribelli</strong> <strong>Volume</strong> <strong>Terzo</strong><br />
3.2 Elegia<br />
di Marco Romagnoli<br />
Il tralucere di un raggio di sole filtra appena dalla<br />
finestra accostata e ti alzi dal letto per<br />
cominciare un nuovo giorno. “Sveglia è mattina,<br />
hanno aperto già il portone…”<br />
Raggiungi il bagno, accendi la luce e ti guardi. Guardi<br />
i tuoi occhi ancora assonnati che<br />
riflettono immagini oniriche già lontane... in quel<br />
prato, forse troppo verde, quasi abbagliante, dove<br />
correvi inseguita da non si sa chi e che cosa, mentre<br />
qualcuno, dietro una pianta sulla collina delle more,<br />
rideva forte la sua gioia di esistere e la tua incapacità<br />
di comprendere. Guardi i tuoi capelli scomposti, presi<br />
da un vortice di cuscino e violati; ribelli, forse. Guardi<br />
le tue mani, i piedi. Ti tocchi, vedi te stessa senza<br />
pudori; l'immagine di una presenza che si perpetua<br />
nel suo durare.<br />
Ti osservi interessata, non capitava da un po'. Di<br />
solito sei attenta ad altre cose.<br />
“Sveglia, è mattina, il caffè scotta... troppo.” Il tuo<br />
corpo è lì, a giudicarti, a domandarti<br />
qualcosa, a rappresentarti. “Siamo divinità, e ci<br />
muoviamo nello spazio profondo. Corriamo dietro i<br />
tuoni.”<br />
Il tuo corpo è lì, triste per non essere celebrato come<br />
dovrebbe. Usato più che servito, a volte sollecitato<br />
più del consentito. Quasi mai corteggiato o conteso.<br />
Il tuo corpo piange riflettendo nello specchio la sua<br />
impotenza, la sua sottomissione. E tu, per un attimo,<br />
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