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<strong>Antologia</strong> <strong>Pagine</strong> <strong>Ribelli</strong> <strong>Volume</strong> <strong>Terzo</strong><br />
Pietro, nato a Cento, che è stato contadino per<br />
trent’anni e che è morto quando, dopo essere uscito<br />
dalla trincea con la minaccia della baionetta dei<br />
Carabinieri nella schiena, si è gettato in una buca di<br />
una bomba per scampare alle mitragliatrici austriache<br />
e quello stesso carabiniere gli ha sparato dritto nel<br />
cuore; c’è Hans, nato a Colonia, cresciuto in miniera,<br />
che è stato disintegrato da una granata; c’è Franz,<br />
nato a Vienna, cresciuto ed educato, strappato<br />
all’università per combattere sulle Dolomiti e fatto<br />
saltare in aria con metà della montagna su cui stava da<br />
una mina italiana; c’è Jean, nato a Brest, marinaio per<br />
tutta una vita, trasferito in questo inferno di fango<br />
che è stato il Fronte Occidentale e soffocato dal gas a<br />
Yipres, quanto meno vicino al suo amato sciacquio<br />
delle onde; c’è Ian, nato a Inverness, trascinato con la<br />
sua cornamusa a dare il passo durante gli assalti,<br />
falciato da una mitragliatrice tedesca; c’è Dimitrij,<br />
nato a Pietroburgo e gettato nella mischia senza<br />
null’altro che il fucile, ucciso con una baionetta<br />
tedesca nello stomaco; c’è Pierot il canadese, e James<br />
l’australiano, e Claude il senegalese, e Luke l’irlandese.<br />
Ci sono anche io, che rimpiango il mio amato<br />
Yorkshire, le sue basse colline, i suoi castelli, la sua<br />
erica così viola nelle tiepide estati, la cui vista mi è<br />
stata negata per l’eternità.<br />
Io la ricordo bene, questa fottuta guerra, perché l’ho<br />
vissuta tutta, da quel dannato agosto del 1914 sino al<br />
novembre del 1918. Ero partito volontario, sì, perché<br />
la Corona ci aveva chiamato, ci aveva chiesto di<br />
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