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<strong>Antologia</strong> <strong>Pagine</strong> <strong>Ribelli</strong> <strong>Volume</strong> <strong>Terzo</strong><br />
5.3 La “Sciura Maria”<br />
di Daniela Vigliano<br />
Al paese e nei dintorni mi conoscono come la<br />
“Sciura Maria”, l’ostetrica. Qui li ho fatti nascere tutti<br />
io i bambini, che ormai sono adulti e hanno a loro<br />
volta figli che ho aiutato a venire al mondo. Qualche<br />
tempo fa mi hanno persino premiata con una<br />
medaglia d’oro al millesimo neonato che, con il mio<br />
aiuto, è arrivato su questa benedetta terra, e mi hanno<br />
fatto una gran festa. La medaglia d’oro l’ho riposta<br />
nel cassetto del comodino da notte, vicino alla foto di<br />
Adriano.<br />
Adesso sono vecchia e stanca e sono in pensione.<br />
Non me la sento più di andare su e giù per le strade<br />
ripide del paese, anche di notte, con l’affanno di<br />
arrivare in tempo perché madre e figlio possano star<br />
bene entrambi e io, per l’infinitesima volta, possa<br />
sentire il vagito del nuovo arrivato.<br />
Quanti parti, nella mia vita! Questo mestiere è forse<br />
uno dei più belli del mondo, io non avrei saputo né<br />
voluto fare altro, ma come ti regala tanta gioia<br />
quando tutto va bene, sa riempirti di angosciosa<br />
impotenza quando un bimbo non ce la fa e diventa<br />
un angioletto.<br />
Ogni volta che tiravo fuori la testina, gli occhi<br />
ancora chiusi e i capelli tutti bagnati, e poi, pian<br />
piano, il corpo, rosso di sangue e ancora incapace di<br />
respirare, l’ansia era sempre la stessa: sentire il primo<br />
vagito, il segnale della vita. Una piccola sculacciata e<br />
il pianto del bimbo mi faceva capire che tutto era a<br />
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