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<strong>Antologia</strong> <strong>Pagine</strong> <strong>Ribelli</strong> <strong>Volume</strong> <strong>Terzo</strong><br />
paura che sia successo qualcosa” e mentre lo dico, mi<br />
trovo a pensare che non “deve” essere successo nulla,<br />
perché ne morirei.<br />
Mio marito si avvicina, mi abbraccia e mi consola.<br />
Non è la prima volta che nostro figlio deve stare via<br />
tutta la notte per curare qualcuno. “Forse il ragazzo è<br />
proprio grave e tu sai come è Adriano, lui non viene a<br />
casa finché non vede che il ferito sta un po’ meglio.<br />
Dai, smettila di pensare sempre male, vedrai che tra<br />
poco arriva”. Poi mi saluta con un bacio e se ne va al<br />
lavoro.<br />
Non riesco a calmarmi. E’ via da troppe ore, deve<br />
essere successo qualcosa, qualche intoppo per cui<br />
non può tornare. Forse ha dovuto nascondersi,<br />
avranno sentito arrivare i fascisti e saranno rimasti<br />
chiusi nel capanno per non farsi scoprire. Sì, forse è<br />
così. Sicuramente non può muoversi perché c’è<br />
qualche fascista nei dintorni. Che stupida, ma certo,<br />
non può essere altrimenti. Ha ragione Zunin che<br />
penso sempre al peggio, ma quando si tratta di mio<br />
figlio non sono mai obiettiva, e mi lascio prendere<br />
dall’angoscia.<br />
Rasserenata da questi pensieri, anch’ io mi preparo<br />
per il mio solito giro di visite.<br />
Torno a casa all’ora di pranzo e Venuta, molto<br />
agitata, mi dice che Adriano non c è ancora.<br />
Mio Dio, aiutami! Ti prego, aiutami! Fallo tornare<br />
entro un’ora, ti prego, altrimenti non riesco più a<br />
vivere.<br />
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