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<strong>Antologia</strong> <strong>Pagine</strong> <strong>Ribelli</strong> <strong>Volume</strong> <strong>Terzo</strong><br />
quel che fa una domestica. Aveva la sua stanza, dove<br />
si ritirava soltanto dopo che noi eravamo andati a<br />
dormire, ed è diventata una di famiglia, quasi come<br />
una sorella per me, che ho soltanto fratelli, con cui<br />
quindi non posso avere grande affiatamento. Con lei<br />
mi confidavo e mi fidavo ciecamente della sua onestà<br />
al punto che le davo i soldi per il mese: per le spese<br />
del cibo, per quel che mancava in casa.<br />
Quando è nato Adriano, Venuta ha perso la sua<br />
immagine di zitellona ed è diventata una seconda<br />
mamma. La tenerezza e l’attenzione affettuosa con<br />
cui accudiva mio figlio, lo lavava, lo vestiva, lo faceva<br />
giocare erano unici. Ha riversato su di lui tutto<br />
l’amore materno di cui era colma, che aspettava<br />
soltanto di potersi manifestare; quel bambino<br />
rappresentava la sua gioia e il suo orgoglio, non solo<br />
il nostro.<br />
Adriano sapeva farsi amare: affettuoso, tenero,<br />
coccolone, trotterellava dietro alla sua “Nuta”<br />
seguendola per tutta la casa, e lei, conquistata da<br />
quell’amore di bimbo, obbediva ad ogni suo<br />
capriccio.<br />
Confesso che a volte provavo persino un po’ di<br />
gelosia per quella complicità che si era creata tra di<br />
loro, ma non poteva essere che così: io ero via quasi<br />
tutto il giorno e mio figlio stava più tempo con<br />
Venuta che con me. E inoltre io, da mamma, non lo<br />
viziavo come lei. Da quando Adriano era piccino fino<br />
a quel maledetto giorno in cui l’abbiamo perso per<br />
sempre, lei ha continuato a sbucciargli la frutta e a<br />
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