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Nasceva per unire - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera

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E<strong>di</strong>toriale<br />

<strong>di</strong> Giangi Cretti<br />

Ammettiamolo: il pendo<strong>la</strong>rismo par<strong>la</strong>mentare degli ultimi mesi - inconcepibile<br />

so<strong>la</strong>mente <strong>per</strong> chi (va da sé: sciocco allocco e sprovveduto) ritiene che gli<br />

orientamenti politici poggino su valori culturalmente consolidati ed eticamente<br />

brevettati – accolto con iniziale sconforto, è ormai <strong>la</strong>conicamente accettato, con<br />

malinconica rassegnazione.<br />

Poco o nul<strong>la</strong> conta se ne risulta soffocata l’in<strong>di</strong>gnazione, annegato lo sdegno, imbavagliato<br />

il <strong>di</strong>ssenso, on<strong>di</strong>vago ed intermittente.<br />

Quoti<strong>di</strong>anamente confrontati con <strong>la</strong> logica generica del tutto che equivale quel<strong>la</strong> del contrario<br />

<strong>di</strong> tutto, non sappiamo più manifestare sorpresa. Neppure <strong>di</strong> fronte ad uno scenario<br />

che, almeno in teoria, capovolge alcuni storiche certezze.<br />

La cronaca - affol<strong>la</strong>ta da sondaggi attorno ai quali si orienta l’ago del<strong>la</strong> busso<strong>la</strong> del<strong>la</strong> nostra<br />

quoti<strong>di</strong>anità social-politica - ci fornisce un quadro che qualche tempo avremmo ritenuto<br />

inquietante. Oggi, invece, con apparente quieta in<strong>di</strong>fferenza, ne pren<strong>di</strong>amo atto: accettato<br />

che i valori, quelli con <strong>la</strong> V maiusco<strong>la</strong>, vanno considerati con e<strong>la</strong>sticità, ignoriamo quale sia<br />

oggi <strong>la</strong> loro naturale funzione <strong>di</strong>stintiva.<br />

Ricre<strong>di</strong>amoci, (ammesso che davvero anche “noi credevamo”): Dio, Patria e Famiglia, dei<br />

veri e propri benchmark del<strong>la</strong> destra conservatrice, sono ormai privi <strong>di</strong> una collocazione<br />

cultural-politica riconoscibile. Non parliamo <strong>di</strong> Dio (invano), costretto, suo malgrado,<br />

ad acconciarsi <strong>per</strong> un uso sempre più addomesticabile; prescin<strong>di</strong>amo dal<strong>la</strong> Famiglia: chic<br />

quando è al<strong>la</strong>rgata e sotto choc quando è polverizzata. Ma del<strong>la</strong> Patria proprio non ci saremmo<br />

attesi potesse veder forzato il suo solido aggancio storico-culturale.<br />

Chi, appese in qualche angolo del<strong>la</strong> memoria, ha ancora equazioni concettuali sul tipo l’internazionalismo<br />

(come <strong>la</strong> doccia) è <strong>di</strong> sinistra, mentre <strong>la</strong> patria (al pari del bagno) è <strong>di</strong> destra<br />

è fortemente <strong>di</strong>sorientato. Sondaggi prontamente al<strong>la</strong> mano e autorevoli <strong>di</strong>chiarazioni<br />

puntualmente <strong>di</strong>ramate non <strong>la</strong>sciano dubbi: <strong>la</strong> Patria, unita unica e in<strong>di</strong>visibile, ripu<strong>di</strong>ata a<br />

destra cerca (e in parte trova) pronto soccorso a sinistra.<br />

Quanto illusorio potesse essere, cogliere l’occasione dei 150 anni dell’Unità, <strong>per</strong> celebrare,<br />

una tantum, <strong>la</strong> festa dell’appartenenza nazionale, ce l’hanno confermato le stucchevoli e<br />

addomesticate contrapposizioni che hanno circuitato <strong>la</strong> decisione del Consiglio dei Ministri.<br />

Dispute, le cui forti argomentazioni, trovano sintomatica (del tutto che vale il contrario<br />

<strong>di</strong> tutto) sintesi, nelle parole del Ministro <strong>per</strong> Turismo. Ostentando irremovibile convinzione<br />

ha <strong>di</strong>chiarato: “da settentrionale stacanovista, ritengo che, in una fase <strong>di</strong> crisi, sia importante<br />

<strong>la</strong>vorare”, il giorno dopo angelicamente sostenendo che: “in questa fase <strong>di</strong> crisi, con un calendario<br />

avaro <strong>di</strong> ponti, fare festa il 17 marzo, non può che giovare al nostro turismo”.<br />

Che <strong>di</strong>re? Che con un pensiero debole, <strong>per</strong> quanto o<strong>per</strong>oso, si esprime una <strong>per</strong>cezione<br />

altrettanto debole dell’appartenenza ad una comunità nazionale.<br />

Costeggiando il paradosso potremmo aggiungere che D’Azeglio, ciclicamente scomodato,<br />

è fi nalmente su<strong>per</strong>ato. Gli italiani, bene o male, si sono fatti: tanti, <strong>di</strong>visi, <strong>di</strong>stinti, talvolta<br />

incapaci <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere, spesso smaniosi <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguersi. La vera impresa oggi è (ri)fare<br />

l’Italia: federata o federale, purché con<strong>di</strong>visa. Dal<strong>la</strong> gran parte degli italiani, naturalmente.<br />

gcretti@ccis.ch<br />

<strong>la</strong> Rivista<br />

n. 3 - Marzo 2011<br />

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