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Nasceva per unire - Camera di Commercio Italiana per la Svizzera

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54<br />

Se c’è un’espressione artistica dell’Ottocento che più <strong>di</strong><br />

altre incarna i valori risorgimentali, questa è certamente<br />

il melodramma. Fu merito soprattutto <strong>di</strong> Giuseppe<br />

Ver<strong>di</strong>, se il teatro d’o<strong>per</strong>a riuscì a rappresentare gli ideali<br />

democratici e le aspirazioni in<strong>di</strong>pendentistiche degli<br />

italiani. Nato a Busseto nel<strong>la</strong> provincia agrico<strong>la</strong> parmense<br />

da famiglia popo<strong>la</strong>re, Ver<strong>di</strong> riuscì comunque a<br />

seguire <strong>la</strong> vocazione musicale grazie a Pietro Baistrocchi<br />

e ad Antonio Barezzi, concitta<strong>di</strong>ni che lo supportarono<br />

nei primi passi del<strong>la</strong> carriera. Nel 1832 si stabilì a<br />

Mi<strong>la</strong>no e quattro anni più tar<strong>di</strong> sposò Margherita Barezzi,<br />

fi glia del suo benefattore. Il 1839 è l’anno in cui<br />

il non più giovanissimo Giuseppe riuscì fi nalmente a<br />

vedere un suo <strong>la</strong>voro debuttare al<strong>la</strong> Sca<strong>la</strong>. L’Oberto, conte<br />

<strong>di</strong> San Bonifacio, infl uenzato fortemente del modello<br />

donizettiano, è un’o<strong>per</strong>a non del tutto risolta. Essa, tuttavia,<br />

riuscì a far ottenere al musicista un contratto con<br />

il teatro mi<strong>la</strong>nese. La morte del<strong>la</strong> moglie e dei due fi gli<br />

avuti da lei, nonché l’insuccesso del<strong>la</strong> comme<strong>di</strong>a Un<br />

giorno <strong>di</strong> regno, rischiarono <strong>di</strong> portarlo all’abbandono<br />

<strong>la</strong> Rivista<br />

n. 3 - Marzo 2011<br />

TEATRO MUSICALE E RISORGIMENTO IN ITALIA<br />

Viva Ver<strong>di</strong>!<br />

<strong>di</strong> Mattia Lento<br />

“Viva Ver<strong>di</strong>”, scritto sui muri e ur<strong>la</strong>to a gran voce nei teatri, esprimeva al contempo l’omaggio al musicista e l’anelito all’in<strong>di</strong>pendenza<br />

dallo straniero. Ver<strong>di</strong>, infatti, era un acronimo che signifi cava Vittorio Emanuele re d’Italia.<br />

precoce del<strong>la</strong> carriera musicale. Fortunatamente il letterato<br />

Temistocle Solera lo aiutò a su<strong>per</strong>are il momento<br />

<strong>di</strong> crisi e invitò Ver<strong>di</strong> a musicare un libretto da lui scritto,<br />

il Nabucco. La leggenda racconta che Ver<strong>di</strong>, non molto<br />

entusiasta del compito assegnatogli, avesse cominciato<br />

a comporre soltanto dopo aver gettato a terra con furia<br />

il manoscritto del Solera, che, a<strong>per</strong>tosi, rivelò <strong>la</strong> fonte<br />

prima del<strong>la</strong> sua successiva ispirazione, ovvero il famoso<br />

coro del Va pensiero. Ironia del<strong>la</strong> sorte, il brano, che alcuni<br />

sostenitori del<strong>la</strong> secessione vorrebbero far proprio,<br />

dà il via a una lunga serie <strong>di</strong> o<strong>per</strong>e che rappresentano,<br />

al contrario, <strong>la</strong> ferma volontà <strong>di</strong> molti italiani del tempo<br />

<strong>di</strong> costituire una nazione in<strong>di</strong>pendente e unita.<br />

Liberarsi dal giogo straniero<br />

Il debutto scaligero del Nabucco avvenne il 9 marzo<br />

del 1842 e sarà seguito incre<strong>di</strong>bilmente da 52 repliche.<br />

L’o<strong>per</strong>a si rifà al<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione biblica, molto <strong>di</strong> moda sui<br />

palcoscenici europei, e narra le vicende dell’omonimo re<br />

babilonese che, dopo aver ridotto in schiavitù il popolo

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