Sentenza Juventus sullo scandalo doping - Rdes.It
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approfondiscono esclusivamente quelle che per le peculiari caratteristiche che presentano si<br />
identificano con lo specifico oggetto dell'indagine processuale.<br />
Le statistiche, le medie, gli andamenti sono tutti elementi che possono contribuire al<br />
raggiungimento del risultato che si persegue, ma devono essere utilizzati - se mai - come strumenti<br />
e non possono essere confusi con il fine stesso da raggiungere e, pertanto, non possono e non<br />
devono costituire elemento di disturbo e di sviamento dall'accertamento in parola. Come si è<br />
ricordato richiamando testualmente il quesito posto al perito, il risultato dell'accertamento<br />
processuale consisteva nello stabilire se tutti o soltanto alcuni giocatori della <strong>Juventus</strong> avessero<br />
assunto sostanze stimolanti l'eritropoiesi.<br />
Per effettuare tale verifica, il perito avrebbe ben potuto servirsi di tutti gli elementi utili e quindi<br />
anche di quelli derivanti da studi, statistiche o altri lavori, tenendo sempre ben presente tuttavia che<br />
il fine da raggiungere non consisteva nell'individuazione di statistiche o nella formazione di medie o<br />
nello stabilire in astratto andamenti più o meno oscillanti nei parametri dei giocatori, bensì si<br />
sarebbe dovuto verificare, alla luce di ogni elemento utile e indicativo, se e quale giocatore della<br />
squadra avesse eventualmente fatto uso delle sostanze proibite di cui si tratta.<br />
Il tanto invocato lavoro di Malcovati, che oltretutto dovrebbe essere familiare alla difesa, perché ad<br />
esso oltre a Luca Malcovati e a Cristiana Pascutto, ha partecipato anche Mario Cazzola che, come si<br />
è visto è stato nel processo consulente tecnico della difesa, è un pregevole studio che però è nato<br />
con uno scopo assolutamente inconciliabile con l'oggetto dell'accertamento che si intende effettuare<br />
con l'attuale processo e, oltretutto, esso è partito e si è basato su presupposti altrettanto diversi e non<br />
paragonabili con quelli esaminati dal perito.<br />
La casistica presa in esame da Malcovati e collaboratori ha riguardato 2506 determinazioni, la<br />
maggior parte delle quali provenienti dal protocollo "Io non rischio la salute" 1999/2000. Il totale<br />
degli atleti esaminati è stato di 923 da complessive 39 squadre della FIGC, ma solo per 25 di loro<br />
erano a disposizione parecchi esami (anche 16 in un triennio, settembre 1999/luglio 2002, con una<br />
media di circa tre esami per ogni anno), mentre per tutti gli altri i dati erano molto più scarsi.<br />
Lo scopo dello studio era costituito dalla verifica delle variazioni ematologiche negli atleti in<br />
conformità, del resto, alla strategia fondata sul cosiddetto concetto di passaporto ematologico, caro<br />
proprio al professor Cazzola che anche nel corso del processo lo ha più volte citato come progetto<br />
finanziato dalla Wada (World Anti<strong>doping</strong> Agency), basato sul controllo periodico dei parametri<br />
ematici degli atleti.<br />
Come si vede, il lavoro di Malcovati è diverso in tutto dall'accertamento eseguito nell'attuale<br />
processo: è diverso nella quantità e nella qualità dei dati esaminati; è diverso nella tipologia, nel<br />
numero e nella provenienza degli atleti studiati; è diverso nel tipo e nelle modalità di esecuzione<br />
degli esami ematici presi in considerazione; è diverso per i laboratori che tali esami hanno eseguito;<br />
è diverso per gli scopi che ci si prefiggeva e così di seguito. In comune, come emerge evidente, vi<br />
sono però i parametri sui quali sono state fondate entrambe le indagini, almeno per quanto è stato<br />
consentito dai dati che si avevano a disposizione e che è stato possibile utilizzare; negli esami<br />
ematologici dei giocatori della <strong>Juventus</strong>, ovviamente, quasi mai compaiono i dati relativi ai<br />
reticolociti e al recettore solubile della transferrina, parametri che invece risultano essere stati<br />
valutati nell'indagine di Malcovati.<br />
Si tratta, insomma, certamente di uno studio serio e interessante, per cui è giusto tener conto di<br />
alcuni dati in esso acquisiti, come indicati dallo stesso perito che ha richiamato più volte il lavoro di<br />
Malcovati e collaboratori, ma si può sostenere fondatamente che nell'attuale processo si sarebbero<br />
dovuti seguire lo stesso metodo e gli stessi criteri valutativi, nonostante tutte le rilevate diversità?<br />
Basterebbe, una volta per tutte per ribadire la assoluta improponibilità del paragone, ricordare che lo<br />
studio di Malcovati, al pari di altri studi scientifici, è uno studio inter-individuale e, cioè, teso a<br />
rilevare e confrontare dati tra i vari soggetti presi in considerazione, mentre come si è messo in<br />
rilievo più volte l'accertamento che si è inteso effettuare nell'attuale processo riguarda l'esame intraindividuale,<br />
tendente a verificare se le variazioni registrate nei singoli soggetti, nei singoli calciatori<br />
presi in considerazione potessero essere significative di anomale stimolazioni eritropoietiche.